Mentre le ultime sezioni stanno ultimando lo spoglio delle schede, quasi tutti i seggi del prossimo Parlamento sono stati ufficialmente assegnati: 607 dei 630 totali alla Camera, 308 su 315 al Senato

Queste elezioni ci consegnano un Parlamento senza una solida maggioranza in grado di guidare il Paese. I 5 Stelle sono i vincitori ma non hanno i numeri per governare da soli. Il centrodestra, la coalizione che ha più seggi, ha comunque bisogno di una cinquantina di deputati e una ventina di senatori per raggiungere il numero "magico" che vale la maggioranza, ovvero 316 deputati e 118 senatori.

Anche l'ipotesi di un patto del Nazareno bis è stata spazzata via dal voto degli italiani, che hanno preferito M5S e Lega lasciando le briciole ai due partiti "tradizionali" della Seconda Repubblica, Pd e Forza Italia.

I collegi uninominali hanno dato dimensioni ancor più catastrofiche al tracollo del Pd. Al Nord ondata azzurra, tutti al centrodestra. Al Sud il colore è giallo, con i collegi tutti appannaggio dei 5 Stelle, come ben previsto dall'ormai famoso fuorionda di Raffaele Fitto a colloquio con Matteo Salvini e Giorgia Meloni.

Al Pd le briciole: poco più di 30 collegi tra Camera e Senato sui 346 totali assegnati con l'uninominale. Bolzano, il centro delle due grandi città - Milano e Roma - più qualcosina in Emilia Romagna e Toscana.

Questa la ripartizione dei seggi già assegnati tra le varie forze politiche alla Camera e al Senato: manca l'assegnazione ufficiale di alcuni e va chiarita la ripartizione dei collegi uninominali tra le varie liste all'interno delle due coalizioni. Inoltre, per avere un quadro chiarissimo del futuro Parlamento bisogna attendere la creazione dei gruppi parlamentari: il cambio di casacca, infatti, si può fare anche subito dopo l'elezione e prima dell'insediamento.

CAMERA

M5S: 221

Centrodestra: 260 (Lega 122, Forza Italia 102, 30 per FDI, 6 per Noi con l'Italia-Udc)

Centrosinistra: 112 (104 al Pd, 8 agli altri)

LeU: 14

SENATO

M5S: 112

Centrodestra: 135 (57 Lega, 57 Forza Italia, 17 Fdi, 4 Noi con l'Italia-Udc)

Centrosinistra: 57 (52 al Pd, il resto agli altri partiti della coalizione)

LeU: 4

Vediamo ora le varie ipotesi, calcolando che il "numero magico" per la maggioranza alla Camera è di 316 deputati, al Senato di 158.

GOVERNO DI CENTRODESTRA: Al centrodestra mancano una cinquantina deputati e una ventina di senatori al "numero magico". Tuttavia i leader dispensano ottimismo. Brunetta è convinto che ci sarà "la fila" per entrare nel centrodestra. E potrebbe avere ragione. Ci sono sempre i parlamentari cosiddetti "responsabili" che fanno di tutto per non far finire subito la legislatura e mantenere la poltrona il più a lungo possibile. Gli stessi 5 Stelle hanno eletto un po' di parlamentari già espulsi. Rinunceranno al mandato come assicura Di Maio? O sono già pronti a fare il salto della quaglia? L'imprenditore Caiata, eletto con i 5 Stelle in Basilicata ed espulso perché indagato per riciclaggio, ad esempio, è una vecchia conoscenza del centrodestra.

M5S-LEGA: È l'ipotesi numericamente più forte - i due partiti insieme avrebbero una solida maggioranza - ma politicamente più debole. I pentastellati potrebbero spaccarsi su un'eventuale alleanza con Matteo Salvini. E per quanto riguarda il leader leghista: siamo sicuri che vuole fare l'azionista di minoranza in un governo Di Maio? O preferisce fare l'azionista di maggioranza in un governo di centrodestra a trazione leghista?

NAZARENO BIS: Ipotesi numericamente quasi impossibile. Mancherebbero a Pd e Forza Italia quasi un centinaio di deputati e una cinquantina di senatori, difficile fare una "campagna acquisti così corposa", anche nel caso di una molto improbabile adesione di LeU.

M5S-SINISTRA: LeU è possibilista su un appoggio a un governo pentastellato, servirebbe il Pd: più di qualcuno all'interno dei dem apre all'ipotesi di un appoggio esterno al governo di Maio, ma Renzi ha chiuso la porta.

Il vero regista sarà dunque Sergio Mattarella. Il capo dello Stato potrebbe dare un incarico esplorativo - come quello dato da Napolitano a Bersani cinque anni fa - a Salvini o Di Maio, e vedere se uno dei due riesce a creare una maggioranza attorno alla sua proposta politica.

In caso di fallimento potrebbe esercitare la sua moral suasion affinché i partiti appoggino un governo tecnico, o un governo di scopo che approvi una nuova legge elettorale e accompagni il Paese alle prossime elezioni.

Regna l'incertezza insomma, ma una cosa è certa: tanti parlamentari, soprattutto quelli alla prima legislatura, non hanno la minima intenzione di abbandonare la poltrona troppo presto.

(Unioneonline/L)

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