Lo avevano previsto tutti: a votare ci andrà pochissima gente. Così è stato: il 15,56%.

Secondo Mauro Pili, leader di Sardi Liberi e candidato alla presidenza della Regione, "la clamorosa diserzione è un fatto storico senza precedenti. Si tratta di una vera e propria diserzione dei sardi nonostante le scampagnate di Di Maio, Salvini e Berlusconi e variegati esponenti del centro sinistra. Il parlamentare che verrà eletto non rappresenterà nemmeno un condominio".

"Questo voto - conclude - fa emergere un sentimento di rigetto verso questi predicatori mascherati che vengono in Sardegna ad ingannare i sardi con promesse fasulle e destituite di ogni fondamento. I Sardi Liberi sono felici di questa ribellione che segna un punto di non ritorno per questi profittatori della politica italiana che oggi hanno avuto il trattamento che meritavano".

Anche per Francesco Agus, l'astensionismo era scontato: "Era quello che immaginavamo - dice il consigliere regionale di Campo progressista - anche persone solitamente molto informate, questa volta non sapevano che si tornava alle urne per le suppletive. Insomma, il Governo ha fatto una scelta precisa escludendo l'election day, proprio per non far partecipare gli elettori".

Ugo Cappellacci, deputato e coordinatore regionale di Forza Italia: "I cittadini erano confusi. In ogni caso, un deputato alla Camera è una motivazione bassa per andare alle urne, ma non ci preoccupa, è un dato che politicamente non farà nessuna differenza".

Emanuele Cani, segretario regionale del Pd, sostiene che la fuga dai seggi sia stata influenzata "da diversi fattori, dalla disaffezione alla scarsa conoscenza dell'appuntamento. Riflettevo sul fatto che i leader nazionali che sono venuti qui, Salvini, Di Maio, Berlusconi, non siano riusciti a sensibilizzare la gente".
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