Alta tensione e morti nel Nagorno Karabakh, la zona contesa tra Armenia e Azerbaijan, dove ormai il (fragile) cessate il fuoco è solo un ricordo.

La scorsa notte missile ha colpito un'area residenziale Ganja, seconda città dell'Azerbaigian, provocando almeno 13 vittime e oltre cinquanta feriti.

Il lancio ha distrutto diverse abitazioni ed è stato seguito da un secondo razzo sparato in un'altra zona della città, nonché da un colpo indirizzato sulla vicina città di Mingecevir.

A Ganja "molte persone sono sotto le macerie, alcuni sono morti e altri sono feriti", affermano testimoni.

Dopo il raid, il presidente azero Ilham Aliyev, rivolgendosi in tv alla nazione, ha promesso che l'Azerbaijian "si vendicherà sul campo di battaglia" , chiamando direttamente in causa l'Armenia.

"Ciò dimostra ancora una volta la natura fascista della leadership armena: non è la prima volta infatti che le nostre città si trovano sotto il fuoco nemico", ha detto Aliyev.

"Sparare ai civili, compreso il lancio di missili, è un crimine di guerra, e l'Armenia si dovrà assumere la responsabilità di questo crimine", ha concluso il presidente.

Sempre ieri si sono registrati bombardamenti a Stepanakert, la capitale della regione separatista.

Razzi sono stati lanciati anche nell'area di confine con l'Iran, tanto che il portavoce del ministero degli Esteri di Teheran, Saeed Khatibzadeh ha dichiarato: "Mantenere la sicurezza e la pace dei cittadini iraniani che vivono nelle aree di confine è una linea rossa per le nostre forze armate. In caso di attacchi ripetuti la Repubblica islamica dell'Iran non rimarrà indifferente".

Anche il comandante delle forze di difesa aerea nel nord-ovest del Paese, brigadiere generale Abbas Azimi, ha sottolineato che Teheran sta monitorando con attenzione gli sviluppi nel Caucaso ed è pronta a dare una "risposta decisa alla minima minaccia ai propri confini".

(Unioneonline/l.f.)
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