Forse il primo luglio 2020 sarà una data chiave nella storia di Hong Kong. Una data che pone forse definitivamente una pietra sul principio "un Paese, due sistemi", il cardine su cui si fondavano i rapporti con la Cina dal 1997, anno in cui Hong Kong aveva smesso di essere una colonia britannica diventando una regione amministrativa speciale cinese con garanzie di libertà per almeno 50 anni.

Oggi la polizia ha fatto i primi arresti legati alla nuova, molto controversa, legge sulla sicurezza nazionale approvata ieri da Pechino con l'obiettivo di controllare maggiormente la Regione autonoma. Un provvedimento approvato senza pubblica discussione e volto a reprimere le proteste a favore della democrazia che da un anno vanno avanti a Hong Kong.

La polizia può arrestare chiunque sia accusato di atti di "terrorismo, sedizione, secessione". Mostrare bandiere, striscioni scandire slogan o compiere atti con intenti sovversivi o di secessione è un reato.

Il primo degli oltre 300 arresti odierni (migliaia le persone in piazza) è stato effettuato ai danni di un uomo che girava per strada con la bandiera di Hong Kong. Che entra così in una nuova era, caratterizzata da una forte limitazione delle libertà e dall'obbligo di lealtà al partito comunista. Diventa parte integrante della Cina, in sostenza.

Oltre 300, dicevamo, gli arresti odierni, in un clima di fortissima tensione. La polizia ha utilizzato cannoni ad acqua, cartucce urticanti e proiettili di gomma per disperdere la folla, un agente è stato ferito durante un arresto. Tra le persone arrestate ci sono anche importanti esponenti del partito democratico "People Power".

Unione europea e Gran Bretagna condannano le "gravi violazioni" di Pechino.

Boris Johnson annuncia ritorsioni e conferma la decisione di Londra di facilitare il regime dei visti verso gli abitanti di Hong Kong, di rendere più rapido e semplice il percorso per farli diventare cittadini britannici.

(Unioneonline/L)
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