Pompeo: "Numerose prove, il virus arriva dal laboratorio di Wuhan"
L'accusa del segretario di Stato UsaPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
"Ci sono numerose prove sul fatto che il coronavirus arrivi dal laboratorio di virologia di Wuhan". L'accusa, netta, è del segretario di Stato Usa Mike Pompeo.
"Ricordate che la Cina ha una storia di infezioni propagate nel mondo e ha una storia di laboratori al di sotto degli standard. Questa non è la prima volta che abbiamo avuto il mondo esposto a virus come risultato di errori in un laboratorio cinese", spiega Pompeo, che quanto alla possibilità che sia stato diffuso intenzionalmente, afferma di non aver "nulla da dire".
Quel che è certo, continua, è che "Pechino ha fatto tutto quello che ha potuto per tenere il mondo all'oscuro sul coronavirus, per assicurarsi che il mondo non sapesse in modo tempestivo".
"Questo - la conclusione - è il classico sforzo di disinformazione comunista".
IL RAPPORTO DEGLI 007 - Emergono nuovi dettagli sul rapporto redatto da "Five Eyes", le intelligence di Stati Uniti, Gran Bretagna, Australia, Nuova Zelanda e Canada, che racconta tutte le presunte bugie di Pechino sul Covid-19.
Secondo il dossier di 15 pagine il virus sarebbe "sfuggito" dal Wuhan Institute of Virology, laboratorio che si trova vicino al mercato animale ormai famoso in tutto il mondo e in cui la Cina ha studiato malattie legate ai pipistrelli. Tuttavia, commenta il britannico Independent, il rapporto non porta nessuna prova che il Covid-19 sia nato in un laboratorio.
In ogni caso Pechino avrebbe fatto tutto il possibile per eliminare le tracce del virus, anche distruggendo campioni di laboratorio e sanificando il mercato animale di Wuhan.
Una maxi operazione di insabbiamento che, secondo le cinque intelligence, ha portato la Cina a cancellare "prove di trasmissione da uomo a uomo già all'inizio di dicembre". Avrebbe avuto infatti evidenza di casi di asintomatici che stavano già cominciando a emergere e a moltiplicarsi, ma ha continuato a negarlo fino al 20 gennaio.
A fine 2019 Pechino è arrivata anche a bloccare i motori di ricerca per evitare che si ottenessero o cercassero informazioni sul virus.
(Unioneonline/D)