"C'è amarezza, sconforto e delusione ma andiamo avanti, ricorreremo in Cassazione: vogliamo capire chi in 20 anni di indagini sull'omicidio di mia madre ha commesso errori e negligenze".

Il figlio della contessa Alberica Filo Della Torre, Manfredi, non si arrende e a poche ore dalla decisione del tribunale civile d'appello di Roma, che ha annullato la sentenza di primo grado del 2016 che condannava ad un risarcimento di 120 mila euro tre periti della Procura citati per presunte lacune investigative nelle indagini, annuncia che la "battaglia contro i mulini a vento proseguirà".

IL DELITTO DELL'OLGIATA - La contessa venne uccisa nel luglio del 1991 nella sua villa all'Olgiata, elegante comprensorio nell'area nord della Capitale. Per questa vicenda nel 2011 è stato condannato a 16 anni l'allora cameriere Manuel Wiston, inchiodato dalla prova del Dna su alcuni reperti.

LA FAMIGLIA DELLA CONTESSA - "Vogliamo capire quale sia il soggetto dello Stato ha compiuto errori - spiega Filo Della Torre -. Vogliamo comprendere chi sono i responsabili di anni di sbagli negli accertamenti, errori che sono stati conclamatamente giudicati scandalosi".

LA SENTENZA - Nella sentenza i giudici del tribunale civile di Roma scrivono che "fermo restando il diritto della parte civile al risarcimento del danno derivante dal reato nei confronti del responsabile, nessun cittadino è titolare di un diritto soggettivo in relazione al corretto funzionamento dell'attività giudiziaria".

"Nel caso di specie - aggiungono i giudici - ne consegue che , a prescindere da una eventuale responsabilità" dei periti" quali consulenti designati dal pm in sede di indagini preliminari essi operano esclusivamente quali ausiliari del giudice in funzione del superiore interesse della giustizia".

Una ricostruzione respinta dal figlio della contessa. "La decisione dell'Appello ha sancito che i cittadini privati non possono rispondere di queste lacune ma noi vogliamo andare avanti finché non si troverà chi ha agito effettivamente in modo errato; non è possibile che in Italia non ci sia mai un responsabile per nulla e restino tutti impuniti, o quasi".

(Unioneonline/L)
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