Sono stati pubblicati dalla fondazione Luigi Einaudi i verbali del Comitato tecnico scientifico posti alla base dei Dpcm relativi alla gestione dell'epidemia nel Paese e desecretati, con l'ok di Palazzo Chigi dopo un lungo tira e molla, su richiesta della fondazione stessa.

Nel dettaglio, i verbali pubblicati sono il numero 12 del 28.2.2020; il 14 dell'1.3.2020; il 21 del 7.3.2020; n.39 del 30.3.2020 e n.49 del 9.4.2020.

28 FEBBRAIO - "Le regioni Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto presentano...una situazione epidemiologica complessa attesa la circolazione del virus, tale da richiedere la prosecuzione di tutte le misure di contenimento già adottate, opportunamente riviste". Così scriveva il Comitato tecnico scientifico una settimana dopo l'individuazione del "paziente uno" a Codogno, suggerendo al governo una serie di misure più restrittive per le tre regioni dove il Coronavirus si stava maggiormente diffondendo. Dieci giorni dopo la riunione del Cts, il governo adottò la misura del lockdown per la Lombardia e altre 14 province in Emilia-Romagna, Veneto e Piemonte. Gli esperti suggerivano, in particolare, la sospensione di tutte le manifestazioni organizzate "di carattere non ordinario e di eventi in luogo pubblico e privato", degli eventi e delle competizioni sportive di ogni ordine e disciplina in luoghi pubblici o privati e dei concorsi, la chiusura di scuole e università, il mantenimento dell'obbligo di chiusura per musei e per tutti i luoghi culturali. Quanto alle attività commerciali, il Cts consigliava la "soppressione dell'obbligo di chiusura" ma solo a condizione "dell'adozione di misure organizzative che consentano la fruizione nel rispetto della distanza di almeno un metro tra le persone".

1 MARZO - "Il Cts esprime la raccomandazione generale che la popolazione, per tutta la durata dell'emergenza, debba evitare, nei rapporti interpersonali, strette di mano e abbracci". Così scriveva il Comitato Tecnico Scientifico l'1 marzo in una delle riunioni dopo l'esplosione del coronavirus in Italia. Il 9 marzo, poi, il premier Giuseppe Conte avrebbe annunciato il lockdown.

7 MARZO - Il Comitato tecnico scientifico, nel verbale del 7 marzo, individua "le zone cui applicare le misure di contenimento della diffusione del virus più rigorose rispetto a quelle da applicarsi all'intero territorio nazionale, nelle seguenti: Regione Lombardia, e province di Parma, Piacenza, Rimini, Reggio Emilia e Modena; Pesaro e Urbino; Venezia, Padova e Treviso, Alessandria e Asti". L'indicazione è, dunque, di misure differenziate per territori. Il giorno successivo alla riunione del Comitato tecnico scientifico, l'8 marzo, il premier Giuseppe Conte annuncia il Dpcm con il quale si dispone, come suggerito dagli esperti, misure più stringenti per la Lombardia e altre 14 province (oltre a quelle individuate dal Cts si aggiungono anche Novara, Verbano Cusio Ossola e Vercelli). Il 9 marzo, invece, arriva la chiusura totale di tutta Italia con il decreto #iorestoacasa, che prevede anche lo stop agli spostamenti, la chiusura delle scuole fino al 3 aprile e il blocco di ogni manifestazione sportiva, compresi i campionati di calcio.

30 MARZO - Nel verbale risalente al 30 marzo scorso, il Comitato Tecnico Scientifico proponeva un decalogo per i bambini durante il lockdown. Si parte dall'organizzazione della giornata fino ad arrivare all'insegnamento di hobby o attività motorie. Il punto numero 2, per esempio, consiglia di "evitare di tenere sempre accesa la televisione e/o la radio, ma selezionare, ogni giorno, cosa vedere (importante evitare che si tratti sempre di coronavirus). Raccomandata, ovviamente, l'attività all'aperto mantenendo le distanze ed evitando assembramenti, ma anche la possibilità di ritagliare uno spazio della giornata in cui "ogni componente del nucleo familiare racconta qualcosa a turno". Nel verbale, inoltre, il Cts propone il modello-tipo della giornata per i bambini.

9 APRILE - "E' auspicabile che il lavoro a distanza continui ad essere favorito anche nella fase di progressiva riattivazione del lavoro". Lo scrive il Cts nel verbale n.49 relativo alla riunione dello scorso 9 aprile. Il lavoro a distanza è definito dal Cts "utile e modulabile strumento di prevenzione in molti settori". Il Cts raccomanda inoltre che "si realizzi un rafforzamento delle misure di supporto per la prevenzione dei rischi connessi a questa tipologia di lavoro, in particolare fornendo assistenza nell'uso di apparecchiature e software nonché degli strumenti di videoconferenza, incoraggiando a fare pause regolari". In aggiunta, precisa il Comitato, "il management dovrà tenere conto della necessità di garantire il supporto ai lavoratori che si sentono in isolamento e a quelli che contestualmente hanno necessità di accudire i figli".

(Unioneonline/v.l.)
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