Per la prima volta i mafiosi al 41 bis potranno scambiare cibo e prodotti con i loro "compagni di socialità".

La Corte costituzionale apre una breccia nel 41 bis, il carcere duro per i mafiosi introdotto all'indomani della strage di Capaci (di cui domani ricorre l'anniversario) e di via D'Amelio, facendo cadere il divieto assoluto di scambiarsi oggetti di vita quotidiana, come generi alimentari o prodotti per l'igiene personale e della cella, che sinora vigeva anche tra i reclusi appartenenti allo stesso "gruppo di socialità".

Composti al massimo da quattro detenuti, e selezionati in base a una serie di rigidi criteri, i gruppi di socialità servono a evitare che i detenuti più pericolosi possano mantenere vivi i propri collegamenti con i membri delle organizzazioni criminali di riferimento ma allo stesso tempo a garantire anche a loro occasioni minime di socialità.

Mentre resta il divieto di comunicare e scambiare oggetti tra detenuti assegnati a gruppi di socialità diversi, per la Consulta è irragionevole estendere il veto anche ai componenti dello stesso gruppo. E' una norma "inutilmente afflittiva", hanno stabilito i giudici, e viola l'articolo 27 della Costituzione, che attribuisce alla pena una funzione rieducativa.

Si tratta di una pronuncia destinata a far discutere, così come quella che un anno fa dichiarò incostituzionale la norma che impediva per legge la concessione di permessi premio ai mafiosi anche in mancanza di collaborazione, senza che ci potesse essere una valutazione del magistrato di sorveglianza. Esprime "preoccupazione" il presidente dell'Antimafia Nicola Morra, ricordando che la guerra alla mafia non ammette "esitazioni o concessioni".

(Unioneonline/D)
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