Tai di Cadore è una frazione di Piave di Cadore (Belluno). Sabato 16 agosto 1975, Rossella Corazzin arriva con i genitori dagli zii. La giovane frequentava il Liceo Classico di Pordenone ma viveva a San Vito al Tagliamento. Quell’anno aveva subito una bocciatura scolastica.

Il 17 agosto, da Tai di Cadore, spedisce una lettera all’amica del cuore: "Ieri è arrivato Gianni, quel ragazzo che viene qui ogni anno. È vero che la prima volta che l’ho visto mi ha appena salutata. Ieri sera ho cercato di avvicinarlo per parlargli un po', visto che con gli altri amici eravamo abbastanza vicini".

Aggiunge inoltre: "Lui ha fatto il primo anno di legge, i discorsi sono caduti sui soliti problemi: la società, la famiglia e la scuola. Qui c'è anche sua sorella Giuliana che ha la mia età, ma è una grande stronza. Questa mattina sono andata con lei e Gianni a fare un passeggiata nei boschi e Giuliana ha fatto tante storie perché non voleva venire con noi a reggere il moccolo, ma tra noi non c’è niente". Ancora: "Con lui sto bene, ma siamo solo amici".

Chi è Gianni? Si tratta forse di Gianni Guido? Sono tante le ipotesi in merito all’identità di questo ‘Gianni’, la più accreditata è che la giovane possa essersi inventata tutto per mostrarsi 'grande' agli occhi dell’amica. L’amica del cuore riferisce agli inquirenti che Rossella le aveva parlato di Gianni due anni prima di quella famosa lettera. Rossella Corazzin era una ragazza semplice, amava le lunghe passeggiate nei boschi, in particolar modo dopo pranzo, mentre tutti riposavano, in compagnia del padre. Quella mattina, però, Rossella esce da sola, non rispettando le abitudini a lei tanto care.

Il padre la vede per l’ultima volta sulla strada principale, le chiede come mai girasse da sola per il paese, la giovane risponde che sentiva il bisogno di "fuggire". Da chi? Perché? Rossella doveva incontrare qualcuno? Doveva per caso incontrare qualcuno al noto locale "Al Forte"? Aveva un appuntamento? Concluso il pranzo, Rossella chiede al padre di anticipare la passeggiata delle 17, il padre però declina e la invita ad andare da sola. Lei dice al padre di aspettarlo e che sarebbe passata a prenderlo. Il tempo però scorre, le lancette dell’orologio continuano il loro ticchettio ma Rossella non torna a casa. Svanisce nel nulla. Si perdono completamente le sue tracce.

La famiglia Corazzin si rivolge immediatamente alle forze dell’ordine che avviano ricerche in lungo e il largo. Le ultime tracce di Rossella vengono individuate vicino una panchina. Un testimone riferirà agli inquirenti di aver visto camminare una ragazza con un libro in mano. Si trattava per caso di Rossella? Chi era quella ragazza? Una testimone, che nel 1975 lavorava in un’officina, a Cortina, nel corso di un’intervista rilasciata a "Chi l’ha visto?", asserisce di aver visto una 127 targata Roma –color beige o bianca - con tre ragazzi a bordo. La testimone afferma inoltre, con assoluta fermezza, che uno dei tre era Gianni Guido, che in quegli anni aveva proprio una Fiat 127, la stessa autovettura che un mese dopo sarebbe stata utilizzata per caricare i corpi di Donatella Colasanti e Rosaria Lopez dopo il massacro di San Felice Circeo.

Come mai viene coinvolto il gruppo del Circeo nella scomparsa di Rossella Corazzin? C’era veramente Gianni Guido?

Cortina dista 30 km da Tai di Cadore. Guido, in quegli anni, aveva una residenza proprio lì. Angelo Izzo racconta agli inquirenti che Gianni, insieme ad altre persone, avrebbero prelevato la Corazzin perché "ancora vergine" e quindi adatta per un "rito" a cui sarebbe stata sottoposta prima di essere stata uccisa.

In quegli anni, a Cortina, c’era "Al Forte", un locale frequentato prevalentemente da turisti da tutta Italia e non solo.

Nel 2005, Angelo Izzo rende una lunga confessione all’ex Procuratore di Belluno Francesco Saverio Pavone. Nelle 67 pagine di confessione, ripercorre i fatti che, stando alle sue dichiarazioni, lo avrebbero direttamente coinvolto insieme ad altre persone. Un sequestro, divenuto poi stupro e infine omicidio. Secondo quanto dichiarato da Izzo, l’omicidio e il rapimento, sarebbero stati compiuti da due gruppi di persone, tra cui il gruppo di San Felice Circeo e un altro gruppo legato al mostro di Firenze. Ma che cosa c’entra il mostro di Firenze con la scomparsa di Rossella Corazzin e i pariolini del Circeo?

Le dichiarazioni di Izzo, gettano nuove inquietanti ombre su due storie d’Italia apparentemente lontanissime ma, stando alle sue dichiarazioni, molto vicine.

Secondo quanto dichiarato da Izzo, l'omicidio della Corazzin sarebbe avvenuto all’interno della villa di Francesco Narducci, il medico perugino morto nel 1985 e coinvolto in un primo momento nella torbida vicenda del mostro di Firenze, successivamente escluso dall'inchiesta in via definitiva dalla magistratura. Gianni Guido e Francesco Narducci si conoscevano? Secondo quanto dichiarato da Angelo Izzo, sì.

Nelle sue confessioni, Izzo parla di rituali compiuti col sangue, incontri perversi. "Il Circeo se lo rilegge alla luce di quanto le ho detto si accorgerà che è esattamente la stessa storia”, ha raccontato Izzo al magistrato, aggiungendo: "Incontrai questo Francesco Narducci e Stefano D.L., che erano più addentro a queste storie massoniche e mi dissero: 'Se riusciamo prendiamo una vergine, sarebbe l’ideale per la cerimonia e facciamo un’ iniziazione di massa'".

Lo stesso Izzo, nella sua dichiarazione, specifica che il gruppo del Circeo avrebbe inizialmente portato Rossella Corazzin in un casale vicino a Riccione. Quando poi sarebbe andato a trovarla, l’avrebbe vista imbottita di tranquillanti e incapace di comunicare.

Rossella sarebbe stata tenuta prigioniera per 25 giorni e in quel casale si sarebbe anche svolta una cerimonia con rituale massonico-templare.

"Avvenne - dice Izzo - all’interno di un salone di questa villa, su un grosso tavolo di legno. Serafino D.L. è il gran maestro e tiene in mano una specie di spada. Ognuno va là e recita il giuramento dei Templari". Sesso, riti massonico-templari macchiati di sangue e infine l’omicidio di una giovane innocente.

Perché Izzo ha raccontato tutto ciò? "Non ho visto l’omicidio, ma sapevo che doveva essere soppressa", ha riferito.

In base alle ultime risultanze, le dichiarazioni di Izzo sarebbero sovrapponibili con le informazioni riportate nelle puntate della trasmissione Rai "Chi l’ha visto?".

Izzo si è inventato tutto? O il gruppo dei pariolini aveva realmente rapporti con un gruppo di Perugia?

E poi: come ha fatto Izzo a dimostrare all’ex Procuratore di Belluno di conoscere la villa di Narducci, indicandone persino lo spiazzale d’ingresso e riconoscendone il luogo specifico?

Perché conosceva Narducci oppure ricordava quei luoghi soltanto perché li aveva visti nei vari servizi televisivi? E soprattutto: che fine ha fatto Rossella Corazzin?

Angelo Barraco

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