Un quadro accusatorio "granitico" in cui spicca il ruolo "carismatico e dominante" di Christian Gabriel Natale Hjort, sebbene le undici coltellate a Mario Cerciello Rega le abbia sferrate l'amico Finnegan Lee Elder.

È quanto emerge dagli sviluppi investigativi dell'inchiesta sull'omicidio del vicebrigadiere, assassinato a Roma la notte del 26 luglio scorso.

Un documento di oltre 200 pagine che delinea, fin nei minimi dettagli, quanto avvenuto fra Trastevere e Prati quella notte. La Procura capitolina lo ha depositato in vista dell'udienza davanti al Tribunale del Riesame fissata per il 16 settembre, nel corso della quale si discuterà la richiesta di scarcerazione dei legali di Natale Hjort.

Il quadro degli elementi raccolti, si legge, "rafforza ulteriormente il già granitico quadro accusatorio nei confronti di Natale Hjort, che ha pianificato nei minimi dettagli tutte le fasi della condotta delittuosa posta in essere unitamente a Finnegan Lee Elder".

Un'aggressione lampo, un'azione fulminea: in appena 32 secondi Elder ha sferrato 11 colpi violenti ai fianchi e all'addome del militare.

"Ci hanno preso a coltellate sti bastardi", comunica alla Centrale Operativa Andrea Varriale, che quella notte era di pattuglia con Cerciello, pochi minuti dopo la tragica colluttazione.

Nel documento si legge anche il racconto di Varriale ai magistrati, fatto lo scorso 9 agosto: "Eravamo senza pistola perché quando fai quei tipi di servizio, in borghese, non sai dove nasconderla, ma mostrammo il tesserino e ci qualificammo".

Una ricostruzione che per i magistrati è credibile: "L'ho lasciata nell'armadietto - ha aggiunto Varriale - perché quando d'estate controlliamo le piazze di spaccio in borghese andiamo in giro con maglietta e bermuda per non dare nell'occhio. E così è impossibile nasconderla".

Qualcosa non torna nel racconto, secondo le difese, visto che addosso al carabiniere assassinato non è stato trovato il tesserino.

Agli atti c'è anche un video di circa mezz'ora che copre quel buco di 24 minuti intercorso dal momento in cui gli americani escono dall'albergo fino all'appuntamento con l'intermediario del pusher, Sergio Brugiatelli, a cui volevano restituire lo zaino sottratto a Trastevere.

I due indagati si sono "scientemente nascosti dietro le autovetture parcheggiate per non essere notati da chi stavano per incontrare". E Natale, "preoccupato di poter essere scoperti, ha invitato elder ad abbassarsi, lasciando chiaramente intendere di essere lui a gestire la situazione".

Quando hanno visto Cerciello e Varriale con Brugiatelli, "li hanno condotti in un punto ritenuto idoneo in quanto buio e privo di sistemi di videosorveglianza".

Altro elemento emerso, non favorevole a Natale, è la chat tra quest'ultimo e Brugiatelli prima dell'incontro organizzato per lo scambio tra zaino e soldi, poi sfociato nell'omicidio del vicebrigadiere. "Devi venire solo", gli scrive più volte Natale. Ulteriore segnale, secondo gli inquirenti, del ruolo "carismatico e dominante" del giovane.

(Unioneonline/L)
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