"La dignità umana è alla base del sistema della Convenzione dei diritti umani. È inammissibile privare le persone della libertà senza impegnarsi per la loro riabilitazione e senza fornire la possibilità di riconquistare quella libertà in una data futura".

Lo afferma la Corte europea dei diritti umani nella sentenza sul caso di Marcello Viola, condannato 28 anni fa all'ergastolo al 41 bis per associazione mafiosa, omicidi e rapimenti.

Viola aveva fatto ricorso contro il suo ergastolo ostativo (il cosiddetto "fine pena mai"), che esclude qualunque tipo di beneficio - come per esempio i permessi d'uscita - o sconti di pena per il condannato, a meno che non decida di collaborare con la giustizia.

Non prevede alcun tipo di funzione rieducativa della pena all’interno del carcere.

Secondo la Corte di Strasburgo, si tratta di una violazione dell'articolo 3 della Convenzione sui diritti umani, quello che vieta trattamenti inumani o degradanti.

La sentenza della Corte non implica però la liberazione di Viola, in carcere dai primi anni novanta, ma l'Italia dovrà pagargli 6mila euro di spese.

(Unioneonline/F)
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