Due tamponi già utilizzati alcune settimane prima, uno dei quali risultato positivo, sarebbero stati usati una seconda volta su altrettanti volontari per testare il funzionamento di un macchinario. È quanto accaduto all'ospedale Sirai di Carbonia una settimana fa. L'Assl però nega: "Impossibile".

Il macchinario per processare i tamponi è stato acquistato grazie a un aiuto finanziario della Fondazione Banco di Sardegna ed è arrivato a luglio, ma non è entrato subito in funzione a causa dell'assenza dei filtri della cappa biomedica.

In attesa che arrivassero i pezzi il primario responsabile del servizio ha deciso di iniziare le prove sul Covid-19 in Microbiologia, dove c'è una cappa uguale a quella che sarà utilizzata nelle stanze destinate al virus. Per il test, su base volontaria, si sono offerte due persone, a una delle quali il primario ha chiesto di andare a prendere i campioni da usare. Quest'ultima ha aperto il frigo nel quale sono conservati i kit e ne ha preso due utilizzati dal dirigente. Subito dopo però si è scoperto si trattava di materiale già testato circa 20 giorni prima e che in un caso aveva dato esito positivo. I kit, pur non sigillati, a quanto pare erano stati rimessi assieme a quelli nuovi.

I vertici della Assl negano l'episodio. "Non è vero nulla", comunicano attraverso l'ufficio stampa: "È impossibile che tamponi usati e non sigillati siano sistemati nel frigo con quelli nuovi, e comunque non si possono confondere".

Andrea Manunza
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