Non sono bastate le preghiere di Laura. Luciano si è arreso dopo aver lottato come un leone contro un maledetto virus che sta mettendo in ginocchio il mondo. Laura Cosseddu, 44enne di Carbonia ma da anni residente a Milano, ha pregato ogni momento che questo giorno non arrivasse mai. E con lei hanno pregato le migliaia di persone che hanno conosciuto la sua storia dopo una drammatica intervista rilasciata a L'Unione Sarda in cui ha raccontato di come fosse sopravvissuta al Coronavirus dopo dieci giorni di cure all'ospedale Niguarda di Milano. Lo stesso in cui era stata ricoverata insieme al suo compagno, Luciano Ruvolo di 59 anni, che ieri è morto dopo settimane di terapia intensiva.

Avevano contratto il Covid-19 e avevano iniziato a star male il 24 febbraio scorso quando ancora all'Italia intera non era ben chiaro quando terribile fosse questo male. "Sembrava una semplice influenza o almeno così aveva detto all'inizio il medico", aveva raccontato Laura quando, con grande sconcerto ricordava di quella visita domiciliare della Guardia medica "senza guanti, senza mascherina, come se il virus fosse un rischio remotissimo". Invece Laura e Luciano il Covid-19 lo avevano contratto, chissà come, chissà quando, chissà da quanto tempo: "Forse sulla metropolitana, dove si viaggia a 50 centimetri l'uno dall'altro, forse al supermercato: non saprei proprio dire - aveva detto - so solo che il 2 marzo siamo finiti al Niguarda e da allora Luciano non l'ho più rivisto".

Ci sperava, però, di rivederlo. Ci ha sperato ogni giorno, quando in quella fredda stanza di ospedale in cui il suo fisico reagiva pian piano alle cure, chiedeva notizie ai medici e alle infermiere. Sapeva che Luciano era gravissimo, in terapia intensiva, come i tanti pazienti che spesso le tv ci mostrano ogni giorno, inermi in quei letti di ospedale che sembrano tanto lontano visti nel video, "e invece sono la realtà, una terribile e tragica realtà", diceva Laura quando implorava tutti di rispettare le regole, di stare a casa. Lo ha fatto anche nei giorni scorsi, in un videomessaggio rivolto anche ai tanti amici e parenti di Carbonia e in generale della Sardegna, dove il virus ha sì iniziato a colpire, ma forse si è ancora in tempo - rispettando poche semplici prescrizioni -a tenerlo sotto controllo. "State a casa voi che ancora potete risparmiarvi il dramma - ha detto - voi che non state vivendo l'inferno di Luciano". Un inferno che lo ha tenuto ben stretto, strappandolo a questa donna coraggiosissima che in lui a Milano, aveva trovato l'amore, quello più grande, quello che doveva essere per sempre. Un amore bellissimo, quello che trapela dalle tante foto di Laura e Luciano nelle rispettive pagine Facebook, un amore suggellato da una grande passione, quella per il tango per la quale Luciano, bravissimo dj, era straconosciuto da centinaia di appassionati del genere che oggi, con Laura, lo piangono increduli.

È stata proprio lei a dare la notizia della sua morte con un ultimo, struggente, post su Fb: "Ti ha voluto con Sé, non ha potuto resistere nemmeno Lui al tuo fascino, alla tua simpatia, all'allegria, ma soprattutto alla tua musica, ora farai ballare gli Angeli. Ma non fare troppo casino come tuo solito per favore, non sei sulla terra ora, Lui ti mette in riga.

Pochi come noi hanno avuto il privilegio di potersi amare di un amore così profondo, intimo, intenso, Dio ce lo ha dato, e poi ha fatto altre scelte per noi. Sei e sarai sempre al mio fianco, in ogni gesto, sorriso, lacrima, ora non mi lascerai più, e non avrò paura di nulla con te al mio fianco. Ciao Goru Meu, Vita Mea. Ti amo cuore"
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