Il sindaco di Iglesias firma un'ordinanza con cui impone all'Igea di mettere in sicurezza il ponte sulla 130, la società mineraria interviene all'istante, ma annuncia che chiederà un risarcimento.

È una vicenda intricata quella relativa all'infrastruttura sul tratto a due corsie della strada statale, all'altezza dello svincolo per Genna Luas.

Era stata proprio Igea, nell'agosto del 2018, a disporre l'interdizione al traffico del viadotto (percorso da lavoratori e fornitori della stessa Igea) a seguito dei pericoli riscontrati nelle ore successive al crollo del ponte Morandi, la tragedia che costò la morte di 43 persone. Da allora (a parte gli interventi dei Vigili del fuoco chiamati in più occasioni a rimuovere situazioni di pericolo) nessun lavoro è stato fatto. Igea - che subisce anche consistenti ripercussioni economiche per l'allungamento del percorso cui sono costretti lavoratori e fornitori - ha inviato diversi solleciti a Comune e Anas.

Finché Mauro Usai, nei giorni scorsi, ha chiamato in causa in maniera formale la società mineraria.

"Il ponte non è nostro - dice il sindaco di Iglesias - io ho firmato un'ordinanza perché è necessaria la messa in sicurezza. Poi dovrà essere Igea a dimostrare, con atti formali, che non è così. Anche perché tutte le infrastrutture funzionali agli accessi minerari sono state realizzate dalla Monteponi e poi sono passate a Igea".

La ditta incaricata dalla società di Campo Pisano, da subito, si è messa al lavoro per effettuare gli interventi. Ma stabilire le responsabilità precise non sembra semplice: attorno a essa si sono intersecate, nel corso del tempo, competenze in capo a diversi soggetti. Certo è che il Comune di Iglesias è stato individuato come soggetto appaltante della demolizione e ricostruzione dell'infrastruttura: ha persino ottenuto dalla Regione un finanziamento di un milione 270mila euro.

"Ci accingiamo a fare la progettazione per la ristrutturazione dell'opera - dice a riguardo il sindaco - ma non perché sia funzionale all'ingresso nella sede di Igea, bensì all'ingresso in città".

Michele Caria, amministratore unico della società controllata dall'assessorato regionale dell'Industria, ribatte: "Il ponte non è nostro, ma in presenza di un'ordinanza sindacale che fa riferimento alla sicurezza pubblica, abbiamo deciso di ottemperare. Riservandoci di chiedere il risarcimento, quando finalmente sarà individuata la proprietà".
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