A Giave, piccolo centro del Meilogu, risultano tuttora due casi positivi al coronavirus. Il sindaco del paese, Maria Antonietta Uras, denuncia - a suo parere - delle notevoli anomalie sulla gestione di entrambi.

Il primo riguarda un'operatrice sanitaria proveniente da una casa di riposo di un centro vicino a Giave. Positiva dai primi di aprile, la donna è in quarantena presso la propria abitazione del paese. Anche il tampone che le è stato eseguito giorni fa ha confermato tale positività. Con lei vive, in ambienti separati, suo marito, che da giorni ha finito la quarantena e ha ripreso tranquillamente il lavoro. Peccato che all'uomo non sia stato eseguito il tampone, come sostiene Maria Antonietta Uras. "Circa otto giorni fa- afferma - ho chiesto all'ATS che per precauzione venisse effettuato all'uomo il tampone. Mi sembrava un atto doveroso e necessario, ma questo non è avvenuto".

Le anomalie per il sindaco non finirebbero qua e coinvolgerebbero anche l'altro caso in questione, un'operatrice sanitaria che prestava servizio all'ospedale di Sassari, tuttora in isolamento presso la propria abitazione di Giave, mentre i familiari attualmente vivono da un'altra parte del paese. "Questi ultimi hanno finito la quarantena da qualche giorno e sono liberi di uscire- spiega la Uras - Anche in questo caso nessun tampone effettuato. Ma non sarebbe stato utile un accorgimento in più? Scriverò una nota all'ATS. Sono a dir poco sconcertata per ciò che sta accadendo a Giave e non solo. Tengo a precisare - conclude - che noi sindaci ci troviamo in forte difficoltà, in quanto l'ATS manda l'aggiornamento-informativa sul sistema una volta alla settimana. Se a volte siamo informati puntualmente lo dobbiamo alla solerzia di alcuni medici di base".

Nel frattempo in settimana a Giave comincerà lo screening nella casa di riposo "San Michele", che coinvolgerà 22 ospiti e 10 operatori.
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