Un caso che lascia ancora molti interrogativi aperti.

Dopo l'ultimo saluto ai funerali ieri a Quartu, la famiglia di Mattia Ennas resta convinta che dietro la fine del ragazzo ci sia qualcosa di ancora non scoperto.

Secondo la Procura il giovane, di appena 20 anni, si sarebbe suicidato domenica mattina gettandosi volontariamente dall'ultimo piano di una palazzina di via Binaghi a Cagliari.

Ma per mamma e papà, che ben conoscevano loro figlio, ci sono troppi elementi che non tornano, e così hanno deciso di rivolgersi a un avvocato, Gianfranco Piscitelli, che ieri è andato a parlare con i carabinieri prima e con il pubblico ministero Enrico Lussu poi per sollecitare ulteriori approfondimenti e indagini.

Secondo il legale sarebbero infatti emersi "elementi nuovi" che dovrebbero spingere l'autorità giudiziaria a procedere con una serie di accertamenti ulteriori, a partire dall'autopsia e dalla convocazione di testimoni, e cercando anche il cellulare rubato per capire chi l'abbia sottratto e cosa la vittima sia andata a fare in quella palazzina di Cagliari, domenica mattina, dopo aver vagato per ore da solo e dopo una nottata trascorsa con gli amici al Poetto.

Fra le risposte arrivate a un post pubblicato ieri su Facebook da Piscitelli una, in particolare, ha attirato l'attenzione dell'avvocato: "Una ragazza sosteneva che il ragazzo era stato attirato in una trappola a Cagliari". Il messaggio è però stato quasi subito cancellato e il profilo chiuso.

Oggi il legale tornerà in caserma presentando la denuncia per il furto del telefonino. L'iniziativa consentirebbe così all'Arma di avviare le indagini e alla Procura di procedere con ulteriori verifiche.
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