«Faidda bessiri, tantu da bocciu , mi ha urlato Vincenzo Casula brandendo il grosso bastone, mentre l'ex moglie si era rifugiata sul retro della macelleria chiudendo a chiave la porta. Da dietro il bancone mi sono reso conto che non riuscivo a calmarlo e a quel punto ho afferrato il coltello più grande che avevo: Vincenzo, bairindi, chistionausu candu ti calmasa . Ma lui continuava: Tantu da bocciu, deu da bocciu».

È stato così, grazie al sangue freddo di Tore Tiddia, titolare della macelleria in via Garibaldi dove giovedì mattina ha cercato riparo la donna di 46 anni dopo essere stata speronata in auto e presa a bastonate per strada e nei negozi, che un tentato omicidio non è diventato una tragedia ancora più grave: «Quando ha visto che afferravo il coltellaccio», racconta Tiddia, «è uscito dalla macelleria. Prima però si è fermato sulla soglia e mi ha guardato con occhi spiritati, e solo allora se n'è andato. Ho raggiunto l'ex moglie sul retro: era dolorante, disperata».

LE COMMESSE - Parente di Mario Tiddia, allenatore del Cagliari (tutto nella macelleria è rossoblù), Salvatore è stato il secondo - e fortunatamente decisivo - aiuto alla donna per trovare scampo. Dopo che l'ex marito aveva speronato più volte l'auto della vittima in via Nazionale, Casula è riuscito a tagliare la strada alla vettura della donna su un lato di via Garibaldi, proprio davanti al market "Fai la spesa". «Era disperata e già ferita», ricostruisce Loretta Deias, una delle due commesse presenti, «ho cercato di chiudere la porta a vetri in faccia al marito, che con il grosso bastone l'ha però mandata in mille pezzi. È entrato di prepotenza, mi ha scaraventata per terra e ha raggiunto l'ex moglie dietro un bancone: l'ha bastonata numerose volte, con violenza. Lei gridava disperata». La confusione era tanta: «Urlavamo anche noi», aggiunge la collega Luana Baccoli, «a un certo punto la signora si è alzata di scatto e, malgrado le ferite, è corsa in strada». Aggiungono le commesse: «Le abbiamo gridato noi di rifugiarsi dal macellaio, che solo lui poteva difenderla. Nel frattempo l'ex marito è risalito in auto forse per travolgerla, ma lei è riuscita a sfuggirgli e ha salito le scale della macelleria». Erano le otto del mattino e in via Garibaldi ci sono due scuole: ogni giorno Tiddia prepara i panini ai bambini per la merenda di metà mattina, quindi per strada c'erano molte persone.

IL SALVATAGGIO - «Certo che li conoscevo, sapevo che le cose tra loro non andavano bene e che lei non abitava più con Vincenzo», sospira Tiddia, «ma quando lei è entrata di corsa in negozio ho capito solo che era ferita e terrorizzata. Ha aperto la porta per andare sul retro e ha avuto la freddezza di chiuderla a chiave dietro di sé: era insomma sul mio lato, non su quello dei clienti, e Vincenzo non poteva raggiungerla. Agitava il bastone, le urlava di uscire minacciandola di ucciderla». Tore Tiddia ha calato la sua penultima carta: «Ho cercato di parlare con lui, di riportarlo alla calma. Gli ho chiesto di raccontarmi che cosa stesse accadendo, ma lui si agitava sempre di più. Così ho afferrato il coltellaccio e gli ho gridato di uscire, con tono minaccioso. L'ha fatto, e dopo la polizia l'ha arrestato ed è arrivata l'ambulanza per la donna. Quello sguardo che Casula mi ha lanciato sulla porta, prima di andarsene, credo che lo ricorderò per sempre».

Luigi Almiento

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