Botte e abusi sessuali tra detenuti. Una storia che risale a sei anni fa e che è stata ricostruita in Tribunale nel processo a carico di Makhlouf Mahjouby, trentaseienne tunisino, accusato di violenza sessuale e minacce.

Gli episodi risalgono al luglio 2014, quando Mahjouby in semilibertà (era stato condannato per tentato omicidio e traffico di stupefacenti) stava lavorando alla cooperativa "Il Seme" dove c'era anche la vittima degli abusi, un cinquantenne del Nuorese con lievi problemi psichici.

Erano giorni di tensione tra il detenuto e il responsabile della coop Antonello Comina tanto che Mahjouby disse a Comina che gli avrebbe fatto fare la fine di don Giovanni Usai, a processo per presunti abusi e per un presunto giro di prostituzione nella comunità "Il Samaritano". Comina aveva ricevuto anche minacce di morte, subito segnalate alla polizia penitenziaria. "Da una serie di accertamenti era emerso che Mahjouby aveva abusato sessualmente e picchiato il compagno di cella" ha detto in Aula l'ispettore Adriano Sergi. La vittima, parte civile con l'avvocato Antonella Piredda, era terrorizzata all'idea di tornare in cella con il tunisino che infatti era stato spostato in un'altra cella. Il difensore Gianfranco Meloni ha insistito sul fatto che la coop fosse in ritardo nei pagamenti, da qui le tensioni. Comina intanto ha deciso di ritirare la querela per minacce, ma resta sempre l'accusa di abusi sessuali.
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