Avide, insaziabili, ormai incontrollabili. Infestano i pascoli, distruggono orti e coltivazioni, sono padrone delle strade, entrano perfino nelle case. Nella piana assolata della valle del Tirso le cavallette sono ovunque, tanto potenti da battere anche le paure legate all'emergenza Covid. Milioni di insetti voraci come lo sciame maledetto di biblica memoria seminano danni e rabbia. Un flagello per tanti allevatori e agricoltori, prostrati ben più di un anno fa quando questi insetti s'erano impadroniti di ettari e colture facendo battere i proprietari in ritirata, tra Ottana, Bolotana, Orotelli e Sarule. Allora una quarantina le aziende in ginocchio, 1500 gli ettari resi inservibili con danni annessi. Stavolta le cavallette sono tornate più fameliche, senz'altro favorite da un inverno mite con temperature superiori di 1,52 gradi rispetto alla media. La situazione è da incubo: basta vedere campi e strade infestate. La testimonianza degli esperti è in linea con coloro che stanno letteralmente sul campo e possono permettersi paragoni diretti tra ciò che succede in queste settimane e i patimenti del 2019. Gli agricoltori sono riusciti a a strappare alle grinfie temibili degli insetti lattughe, cavoli, finocchi e patate, donati di corsa alla Caritas di Nuoro. I poveri vengono prima. Così per evitare che gli sciami invasori radessero tutto al suolo gli agricoltori hanno affrettato il raccolto rinunciando a ogni possibile guadagno. Hanno perso anche i campi d'orzo destinati al bestiame, falciati e trasformati in balle di fieno per battere sul tempo le cavallette. Questi insetti capaci di procurare enormi danni sono di piccole dimensioni, nell'ordine di 3-4 centimetri, hanno origini in Marocco sebbene siano presenze storiche in Sardegna. Si tratta della cavalletta crociata, nome scientifico Dociostaurus maroccanus, molto diffusa nel nord Africa, e tanto comune nell'Isola fino agli anni Quaranta: al tempo 2/3 del territorio della Sardegna era in balia di questo temibile invasore. Poi, per fortuna, tutto è cambiato grazie alla meccanizzazione agricola e all'introduzione di nemici naturali, come un coleottero le cui larve divorano le uova deposte dalle cavallette bloccando sul nascere la loro crescita. Nel tempo è bastato rompere lo strato superficiale della terra per circoscrivere le infestazioni a spazi e intensità limitati, sebbene cicliche ancora negli anni Ottana e Novanta. Le cavallette erano confinate in aree marginali dove non arrivavano le colture, deterrente tra i più efficaci.

"Sulla situazione attuale incidono moltissimo i cambiamenti climatici con i lunghi periodi siccitosi. Anche la rigidità del suolo aiuta gli insetti. Pesa l'abbandono di molte aree interne dove l'agricoltura è stata ridimensionata e sono aumentati i terreni incolti", spiega Ignazio Floris, docente di Entomologia nella facoltà di Agraria dell'università di Sassari. "Le cavallette nascono nelle aree incolte, l'agricoltura le subisce", precisa. Le cavallette non sono comunque invincibili anche se per batterle - precisa l'esperto - bisogna intervenire per tempo, tra marzo e aprile, prima che diventino grandi e abbiano facilità di muoversi come succede ora. Nella fase attuale, in sostanza, i rimedi possibili sono solo trattamenti con insetticidi che hanno altre controindicazioni per i rischi sull'ambiente. "L'invasione delle cavallette è un problema di gestione ambientale", sottolinea l'esperto che già l'anno scorso ha fatto le sue raccomandazioni, rimaste inascoltate visto che il fenomeno si ripropone con un allarme maggiore. D'obbligo - sostiene - fare prevenzione con un monitoraggio precoce delle aree infette dove vengono deposte le uova e intercettare le cavallette quando sono piccolissime e senza ali, dunque più facili da eliminare. Altri consigli: la lavorazione dei terreni e l'indagine sulla situazione dei nemici naturali, come i coleotteri, ignorata ormai da quarant'anni. Rimedi da adottare sin d'ora con la consapevolezza che i risultati saranno visibili l'anno prossimo perché adesso per abbattere gli insetti non bastano neppure altri predatori naturali come gli uccelli vista l'alta concentrazione di cavallette: un centinaio in ogni metro quadrato. I volatili possono mangiarne a volontà, senza misura, ma le cavallette abbondano a tal punto che ne rimarranno ancora troppe.

"Forse il problema delle cavallette, nonostante tutto il lavoro svolto lo scorso anno, è stato sottovalutato - riconosce Leonardo Salis, presidente di Coldiretti di Nuoro e Ogliastra -. Eppure in Sardegna le conosciamo bene perché anche in un passato non troppo lontano ci sono state altre invasioni di questo insetto. Quest'anno sono molte di più e stanno mettendo in ginocchio un centinaio di aziende agricole. I danni sono ingenti e colpiscono soprattutto le aziende che hanno investito in campagna, che coltivano e custodiscono il territorio". La piaga cavallette è già un'emergenza, non solo ambientale, ma soprattutto economica su cui Coldiretti chiede ora l'intervento della Regione.
© Riproduzione riservata