Una fiaccolata di lotta per illuminare la notte dell'ospedale di Ghilarza: è forte e chiaro il richiamo del comitato nato in difesa della struttura.

Per domani alle 18, confidano in una grande partecipazione per la manifestazione di protesta per la chiusura, ormai dal 7 novembre, del punto di primo intervento.

I rappresentanti del comitato, Raffaele Manca, Livio Deligia e Immacolata Boeddu lanciano quindi un messaggio all'assessore alla Sanità e al presidente della commissione Sanità: basta parole, vogliono fatti.

"Non abbiamo fatto sconti alla precedente maggioranza politica regionale e non intendiamo farne neppure alla vostra: per questo riaccendiamo il fuoco della protesta contro gli insopportabili vuoti di organico del nostro ospedale, contro il funzionamento a singhiozzo dei vari servizi, contro la porta nuovamente sbarrata del punto di primo intervento", dicono.

E sempre rivolti all'assessore alla Sanità e al presidente della Commissione precisano: "Vi diamo atto di aver dimostrato, in queste settimane, sensibilità e attenzione ai nostri problemi, ma non ci bastano più le parole. Stiamo subendo un nuovo blocco del servizio di primo Intervento, il secondo nel breve spazio di soli quattro mesi, pretendiamo dalla politica una soluzione rapida e finalmente stabile, quella tanto attesa e promessa ma continuamente rinviata da un apparato burocratico sordo, cieco e irrispettoso dello stesso Piano Regionale di Riforma della Rete Ospedaliera. Abbiamo colto segnali positivi e importanti: l'avvio dei corsi di formazione per gli operatori del 118, l'apertura di trattative sindacali per ampliare il bacino di reclutamento degli operatori dei Punti di Primo intervento, la calendarizzazione di una verifica diretta e di un primo dialogo con le strutture sanitarie territoriali. Non possiamo non rilevare, tuttavia, che avete gravemente omesso di curare la necessaria individuazione e definizione degli strumenti indispensabili ad affrontare e tamponare, almeno provvisoriamente, le emergenze e le urgenze dei presidi sanitari minori sparsi nel territorio".

Dal comitato sottolineano che la guerra contro il fenomeno dello spopolamento "si combatte anche con lo strumento di una assidua vigilanza politica mirata a salvaguardare non solo la presenza ma anche il regolare funzionamento delle strutture ospedaliere nei territori deboli e marginali della nostra Isola".

E precisano: "L'Alto Oristanese, in ambito regionale, è il territorio con il più alto indice di invecchiamento della popolazione, ha avuto, in passato e nel suo piccolo, servizi ospedalieri di grande qualità con personale di grande umanità, ha accettato tagli dolorosi, ha diritto a mantenere pienamente operativa la struttura sanitaria del Delogu nella configurazione garantita dal Piano Regionale di Riforma della Rete Ospedaliera".

Chiedono quindi all'assessore che, nelle trattative per reclutare operatori sanitari, metta nero su bianco che, per garantire la continuità dei servizi nei Presidi Ospedalieri delle zone marginali e disagiate, la Regione riconoscerà una indennità premiale di "disagio" a coloro che accetteranno di lavorarci per un periodo minimo e continuativo di almeno tre anni.
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