L'ultimo minatore di Villacidro compie 100 anni. Li ha festeggiati oggi con i figli Vincenzo e Antonio e le loro famiglie, alla presenza del sindaco di Villacidro Marta Cabriolu, che ha portato gli auguri di tutti i villacidresi.

Giovanni Deidda, classe 1919, nonostante un'esistenza piuttosto movimentata, supera di 70 anni l'aspettativa di vita della sua generazione, che era di 30 anni per i maschi e 32 per le femmine. Una gioventù mai vissuta appieno: prima il lavoro nei campi, poi, nel 1938, all'età di 19 anni, il servizio militare.

Si ritrova catapultato nello scenario di guerra dell'assedio di Tobruk, dove finisce ostaggio all'esercito britannico e, da lì, portato in Inghilterra per scontare 7 anni di prigionia. Ricorda ancora con angoscia quel trasferimento: "Più di un mese di navigazione", racconta Deidda, "un viaggio infernale. A bordo si poteva mangiare solo riso, patate e cipolle".

Rientrato in Sardegna, nel 1947, inizia ben presto a lavorare in miniera, a Montevecchio, dove per 15 anni ha estratto galena. Fino all'abbandono, ordinato dal medico di fabbrica per via della silicosi. "Si lavorava giorno e notte, su tre turni di otto ore ininterrotte".

Era perforatore e maneggiava i rudimentali martelli pneumatici dell'epoca, che erano pesantissimi e producevano vibrazioni insopportabili. Poi il rumore e la polvere, dappertutto. In miniera è stato testimone di diverse frane e purtroppo anche della scomparsa di alcuni compagni di lavoro, assieme ai quali stava scavando.

La sorte tuttavia lo aveva sempre graziato, come anche agli inizi degli anni '50, nell'incidente occorso al mezzo che raccoglieva i minatori dai vari paesi del Medio Campidano per portarli alle miniere di Montevecchio. Un camion di tipo militare, con cassone telonato e panche longitudinali in legno, ribaltatosi affrontando le prime curve all'uscita di Guspini: due colleghi di Deidda persero la vita e altri riportarono ferite serie.

Negli anni del dopo miniera Deidda ha lavorato alle dipendenze di altre realtà fino al 1980, quando, raggiunta la pensione, si è dedicato pienamente alla sua campagna. Colpiscono la sua forte consapevolezza e il senso di responsabilità: ricorda che all'età di 80 anni smise autonomamente di guidare il suo motocarro, nonostante ancora in grado di farlo con lucidità e prontezza di riflessi, per non dare preoccupazione ai suoi familiari.

A farlo invecchiare bene ha sicuramente contribuito la sua tempra invidiabile: a 99 anni, il febbraio scorso, aveva subito un intervento alla colecisti, durato 4 ore in anestesia generale, dal quale si è ripreso benissimo. E quando gli si chiede se è contento di come ha trascorso questi cento anni, lui risponde con un sorriso soddisfatto, consapevole del traguardo raggiunto: "Certo, anche se ormai se ne sono andati e ora coloro che vengono a trovare sono tutti più giovani di me".
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