Il ministero dell'Interno ha sospeso l'estradizione di Anastasia Chekaeva, l'imprenditrice russa di 42 anni arrestata venerdì e trasferita dalla sua abitazione di Arzachena al carcere di Bancali.

I difensori della donna (madre di una bambina, sposata con uno chef arzachenese) hanno ottenuto lo stop alla procedura che avrebbe portato Checaeva in una prigione della Federazione russa. I penalisti Fabio Varone e Pina Di Credico si erano attivati subito, segnalando ai ministeri competenti la violazione del diritto ad un giusto processo, sancito dall'articolo 6 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo, e il diritto a non essere sottoposto a trattamenti crudeli, inumani o degradanti, stabilito dall'articolo 3 della stessa Convenzione.

Ma il ministero dell'Interno ha bloccato l'estradizione perché Anastasia Chekaeva rischiava, oltre al carcere duro, anche di essere processata per reati diversi da quelli che compaiono nell'istanza della Federazione russa. La donna è accusata di truffa, si sarebbe appropriata dei soldi versati dai clienti della sua agenzia di viaggi (fatti avvenuti nella città russa di Voronezh). I difensori hanno ottenuto subito la scarcerazione di Anastasia Checaeva, che ha già raggiunto la sua abitazione di Arzachena. La donna aveva iniziato lo sciopero della fame in carcere.

L'ultima parola spetta al ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede. I legali dell'imprenditrice sono stati convocati a Roma per un confronto sul caso che ora ha una valenza internazionale. La Federazione russa insiste per l'estradizione, gli avvocati ritengono il provvedimento ad alto rischio anche per la sua incolumità.
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