«Speriamo di non doverci attivare in sede amministrativa perché conto che prevalga il buon senso. Non abbiamo voglia di fare contrapposizioni sterili. Abbiamo fornito al Governo e al ministero tutte le evidenze numeriche che dimostrano come la Sardegna non sia in condizione di rischio in questo momento, e possa quindi restare in zona gialla». Christian Solinas ha scelto la via della diplomazia e ieri ha lasciato intendere che il ricorso al Tar contro il declassamento in zona arancione è solo l'ultima ratio. Certo, ha ribadito, «l'atto è pronto, e se il Governo non provvederà a riclassificare la Regione, ci tuteleremo in ogni sede».

Linea diplomatica

Fino ad allora, però, si tratta. «Mi auguro che anche prima di venerdì il Governo possa riconsiderare la decisione», ha detto Mario Nieddu prima di entrare nella sesta commissione del Consiglio regionale per riferire sul cambio di colore. L'assessore alla Sanità si è presentato con un report dal quale «emerge che le criticità che ci hanno portato in arancione erano superate dal giorno dopo in cui siamo stati declassati». Davanti ai commissari ha ricordato le ragioni del downgrade: «Il 19 gennaio l'Isola ha registrato un aumento di focolai nelle Rsa e negli ospedali, a cui si sono aggiunti due ricoveri in più nei reparti di terapia intensiva (da 51 a 53) che hanno fatto superare il limite massimo del 30 per cento di occupazione dei letti con il respiratore». Poi, «il giorno successivo alla firma del decreto Speranza abbiamo attivato, come da programma, i trenta posti della terapia intensiva dell'Azienda ospedaliera universitaria di Sassari e si è rientrati dunque ampiamente entro il tetto massimo di occupazione».

Il precedente

Come il viceministro Pierpaolo Sileri, anche Nieddu ha contestato la rigidità e l'automatismo con i quali, in base a 21 parametri, si procede all'attribuzione delle zone di rischio. Soprattutto per questo ha ribadito la richiesta che la Sardegna ritorni gialla senza attendere i 14 giorni di vigenza dell'ordinanza del ministro Speranza. D'altra parte, «rilevo che una certa elasticità nel valutare le aree di rischio è stata riservata ad alcune Regioni, come la Basilicata e il Molise, che sono rimaste in zona gialla pur registrando un indice di contagio (Rt) di molto superiore rispetto a quello della Sardegna».

«Criteri statici»

Il capogruppo dei Progressisti Francesco Agus ha fatto notare che «i dati trasmessi il 19 gennaio a Roma non potevano che portare l'Isola alla classificazione arancione. Poco conta che pochi giorni dopo ci siamo rimessi in pari, aumentando il numero di terapie intensive: in quel momento eravamo oltre i limiti. Per questo non ha alcun senso parlare di ricorsi al Tar». E a proposito dei posti nuovi all'AoU di Sassari, la Dem Rossella Pinna ha precisato che dei trenta, «solo 14 risulterebbero di nuova attivazione». Secondo Pierluigi Saiu (Lega) «i criteri utilizzati sono statici, e la scelta del Governo di non tenere conto del miglioramento degli indicatori è assurda». Dalla maggioranza è arrivato anche un rimprovero: Antonello Peru (Udc-Cambiamo!) ha invitato l'assessore a garantire «maggiore attenzione ai numeri e ai parametri che determinano le decisioni del ministero».

Scontro in commissione

In un post su Facebook intitolato "Perché zona arancione?", Massimo Zedda (Progressisti) sottolinea che «nelle immagini del sito del ministero della Salute sono visibili i dati che ci hanno portato in zona arancione». In sintesi: «I posti letto non sono attivi, il personale non è stato assunto, inviamo pochi dati e una parte sono pure inutilizzabili. Questi gli elementi che ci hanno portato in zona arancione».

Ieri l'ex sindaco di Cagliari è stato protagonista di un duro scontro con il presidente della commissione Sanità Domenico Gallus. Zedda non è un componente del parlamentino ma ha insistito per partecipare alla seduta della mattina dedicata all'audizione della commissaria Areus, ma per discutere un altro tema. Gallus non ha accettato e ha chiesto ai commessi di accompagnare fuori il consigliere progressista. «Sono cose che capitano», ha commentato in serata il presidente della sesta, «sono disposto a un chiarimento con l'onorevole Zedda».

Roberto Murgia

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