Torna con una veste tutta nuova, per la sua XV edizione, il Rapporto Italiani nel Mondo della Fondazione Migrantes. E per la prima volta tratta il dettaglio territoriale provinciale grazie all'unione tra l'analisi sulla situazione della mobilità italiana, con i dati più recenti, e quella degli ultimi 15 anni.

"Conoscere e comprendere" è il titolo dato all'opera, sulla scia del messaggio di Papa Francesco per la Giornata mondiale del Rifugiato 2020, con "la volontà di aprirsi sempre più alle opportunità offerte dalla Rete".

Il Rapporto Migrantes, progetto editoriale e culturale della Chiesa italiana, non può non fare cenno agli effetti della pandemia da coronavirus sulla mobilità umana, con tutte le conseguenze del caso su povertà, lavoro, scuola, salute dei migranti e delle persone fragili.

Molte delle raccomandazioni, spiega la Fondazione, "hanno sottolineato, nei vari temi affrontati, l’importanza di favorire i percorsi di regolarità dei cittadini migranti nel nostro Paese, attraverso un ampio riconoscimento della convertibilità in motivi lavorativi del permesso di soggiorno detenuto ad altro titolo, al fine di invertire la tendenza all’approccio securitario da un lato, o assistenzialistico dall’altro, adottando definitivamente una strategia di potenziamento dei percorsi di integrazione, che contemplasse la promozione di interventi normativi volti a sostenere la presenza e l’inserimento socio-economico dei cittadini stranieri".

Migranti col permesso di soggiorno (Archivio L'Unione Sarda)
Migranti col permesso di soggiorno (Archivio L'Unione Sarda)
Migranti col permesso di soggiorno (Archivio L'Unione Sarda)

NEL MONDO - Nel 2019 i migranti internazionali sono circa 272 milioni, ossia il 3,5% della popolazione mondiale. Ed è l'India il Paese con il maggior numero di emigrati (17,5 milioni), seguono Messico (11,8 milioni) e Cina (10,7 milioni). Mentre gli Stati Uniti sono la principale destinazione con 50,7 milioni di immigrati internazionali, seguiti dall’Arabia Saudita con 13,1 e dalla Russia con 11,9.

IN EUROPA - Oltre 82 milioni sono i migranti internazionali che risultano risiedere in Europa nel 2019, quasi il 10% in più rispetto al 2015. Più del 50 per cento è nato nel Vecchio Continente, mentre quelli non europei sono aumentati a circa 38 milioni (erano 35 milioni nel 2015).

Il Paese col maggior numero di cittadini stranieri residenti risulta essere la Germania (+3 milioni negli ultimi 4 anni). Seguono Regno Unito e Francia con, rispettivamente, 9,5 milioni e 8 milioni.

L'Italia e la Spagna, invece, sono state la quinta e la sesta destinazione in Europa con una popolazione intorno ai 5 milioni di migranti.

IN ITALIA - Secondo i dati diffusi dall'Istat, nel nostro Paese diminuisce progressivamente la popolazione residente, nel rispetto della tendenza in atto negli ultimi anni: -189mila unità, fenomeno che riguarda soprattutto le regioni del sud. Altri elementi costanti sono l'aumento del divario tra nascite e decessi; la stagnazione della fecondità a livelli molto bassi; l'aumento dell’incidenza della popolazione anziana e diminuzione di quella giovane, con il relativo ulteriore innalzamento dell’età media; saldo migratorio con l’estero positivo, anche se in diminuzione; aumento della popolazione residente straniera, sia in termini assoluti che relativi.

Inoltre, stando ai dati forniti dal ministero dell’Interno, i permessi di soggiorno validi al 1° gennaio 2020 sono 3.438.707, il 61,2% dei quali è stato rilasciato nel Nord Italia, il 24,2% nel Centro, il 10,8% nel Sud e il 3,9% nelle Isole. I cinque Paesi di provenienza prevalenti sono Marocco (circa 400mila cittadini), Albania (390mila), Cina (289mila), Ucraina (227mila) e India, che con poco meno di 160mila soggiornanti ha superato le Filippine.

Nel complesso, i cittadini stranieri residenti in Italia (compresi i comunitari), sono 5.306.548 al primo gennaio 2020, con un’incidenza media sulla popolazione italiana dell’8,8%. La quota maggiore è rappresentata dai romeni.

Per quanto riguarda in particolare il peso percentuale delle nascite di bimbi stranieri, in alcune zone dell'Italia questa è molto consistente, è il caso delle regioni in cui la presenza straniera è più diffusa: il valore massimo si registra in Emilia-Romagna, dove un quarto dei nati è straniero (25%), mentre all’estremo opposto c’è la Sardegna (solo il 4,3%). E nell'Isola, infatti, l'incidenza media della popolazione straniera su quella italiana (che si attesta sull'8,8%) è la più bassa, toccando solo il 3,4%. Basso anche il numero dei titolari di imprese nati in Paesi fuori Europa, con un decremento dell'1,7% (a fronte di una presenza del 17,9% in Toscana sul totale delle aziende).

Rimanendo nel campo lavorativo, le regioni con maggiori lavoratori extracomunitari rispetto al totale regionale sono l’Emilia-Romagna (16,4%), la Liguria (12,9%), la Toscana e la Lombardia (entrambe 12,1%), mentre quelle in cui l’incidenza è minima sono la Sardegna (2,4%), la Calabria (2,3%) e il Molise (2,0%).

Alla luce dei dati forniti dalla Fondazione, "non è possibile - insomma - realizzare un’efficace accoglienza dei migranti se si cura solo l’aspetto economico o lavorativo, ignorando la dimensione sociale e relazionale. Né si darebbe una risposta adeguata ai loro bisogni se si trovasse una soluzione al problema abitativo, senza offrire possibilità sotto il profilo culturale e quello religioso, quali dimensioni essenziali della vita di ogni persona".
© Riproduzione riservata