Un appartamento in affitto in centro, a Cagliari, una Citroen city car per girare in città. La sera, qualche volta, un aperitivo all'Antico Caffè. Vita e abitudini normali di molti cagliaritani. Niente lusso sfrenato, almeno apparentemente. Ma chi è davvero Cecilia Marogna? La 39enne cagliaritana, nata a Sorso, arrestata martedì sera a Milano con l'accusa di peculato dopo essere finita al centro dello scandalo che ha travolto il numero due della Segreteria di Stato vaticana, il cardinale Angelo Becciu, non sembra quella Mata Hari che viene dipinta su giornali e tv.

In giro per la città

In prima battuta pochi ammettono di conoscerla. E tra quelli che sono disponibili a farlo nessuno vuole metterci la faccia. Quindi niente nomi né cognomi. A sentire comunque alcuni che la frequentano, Cecilia Marogna non è quella donna fredda e capace di muoversi in un labirinto popolato da agenti dell'intelligente e sigle delle security. Una che avrebbe incassato bonifici per 500mila euro dalla Santa Sede e che, secondo l'accusa, ne avrebbe speso quasi la metà per beni di lusso (per esempio, 1.400 euro per un accessorio da Tod's e 8.000 euro per una borsa di Chanel). «È invece una mamma premurosa di una bella bimba di 9 anni e mezzo», dicono, avuta con un imprenditore cagliaritano che lavora nel settore della parruccheria che copre di baci nel suo profilo social "Ciemme", ora rimosso. «Se quello che si dice fosse vero sarebbe sorprendente», dicono alcuni conoscenti. «È una donna attenta ai bisogni degli altri».

Le relazioni internazionali

Professionista delle relazioni internazionali (quel mezzo milione di euro l'avrebbe ricevuto per le sue consulenze per 4 anni in Africa e in Medioriente), chi la conosce dice che «viaggiava spesso per lavoro e al rientro raccontava senza mai entrare nei dettagli delle relazioni geopolitche». Nel 2013 a Cagliari era presente al Forum internazionale sul Mediterraneo e ha collaborato con la Camera di commercio italo-araba di Roma. In quegli anni l'incontro casuale con Raimondo Schiavone, imprenditore nel settore della comunicazione e amministratore delegato della Camera di Cooperazione Italo-Araba. «Cosa posso dire? È una persona che ho visto due volte, anni fa, una delle tante che passano per i nostri uffici. Nulla di più», dice.

L'indagine

Cecilia Marogna dopo l'arresto di martedì è rinchiusa nel carcere milanese di San Vittore. Per l'estradizione richiesta dai giudici del Vaticano si annunciano tempi lunghi: entro 48 ore dall'arrivo degli atti, la Corte d'Appello milanese dovrà decidere per prima cosa su convalida dell'arresto ed eventuale misura cautelare. Poi scatterà il procedimento sull'estradizione, ma ci vorranno settimane, dato che la difesa potrà eventualmente ricorrere in Cassazione. (ma. mad.)

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