Ha messo per anni il suo nome e il suo volto a servizio della battaglia contro i danni provocati dall'uranio impoverito, ma non solo: Marco Diana, ex maresciallo dell'Esercito, è morto poche ore fa in una stanza del Policlinico universitario di Monserrato dove era ricoverato.

Cinquant'anni, di Villamassargia, aveva passato gli ultimi venti a lottare contro il tumore al sistema linfatico diagnosticato dopo le missioni in Somalia e Kosovo. Ma anche a urlare la sua delusione nei confronti di uno Stato in cui credeva e da cui, poi, si è sentito abbandonato.

Specializzato in missilistica, militare modello e apprezzato con riconoscimenti ufficiali, si era visto riconoscere dalla Corte dei conti la causa di servizio e il diritto alla pensione privilegiata di prima categoria. Gli avevano riconosciuto anche un risarcimento. Ma per avere quanto gli spettava ha dovuto combattere per anni e a lungo, si è visto negare rimborsi di medicine e cure; per questo ha dovuto far ricorso agli aiuti degli amici e dei familiari per tentare di arginare gli effetti devastanti del cancro.

Solo per l'acquisto degli integratori spendeva ogni mese oltre 1500 euro. Qualche anno fa aveva persino messo in vendita la casa circondata da un uliveto, a Villamassargia.
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