Quoyness, Isole Orcadi, Scozia settentrionale, la bellezza di 1147 chilometri da Is Pirois, Villaputzu, Isola di Sardegna. Pozzo sacro con Dun il primo, pozzo sacro con Nuraghe il secondo. Uguali, monotorre entrambi, struttura tronco-conica con muro a doppio guscio, scala elicoidale intra-muraria e nicchia d'andito. Tutte e due edificati in adorazione di uno degli Dei più osannati, quello dell'acqua. L'archeologia da sempre si interroga su quanto i popoli della Sardegna e quelli della Scozia abbiano interagito nella storia.

Nuraghi e Dun

Di certo le migliaia di Nuraghi in ogni angolo della terra sarda sono troppo simili agli altrettanti Dun che costellano le isole dell'arcipelago scozzese, in mezzo al mare, a nord dell'Inghilterra. Esempio unico al mondo di tanta similitudine. La storia si interroga su come le due terre tanto lontane quanto simili abbiano dialogato nel passato, di certo il presente potrebbe riavvicinarle per il futuro. Ancora una volta potrebbe essere l'acqua il simbolo del domani.

Orcadi e Sardi

Gli orcadi, a differenza dei sardi, lo hanno capito qualche anno fa: si sono rimboccati le maniche e hanno ribaltato gli errori. Come la Sardegna anche l'arcipelago è stato disseminato di energia eolica e solare, hanno messo tante pale e infiniti pannelli. Alla fine di cotanta energia non sapevano più che farsene, ne producevano così tanta che alla fine gliela portavano via per quattro soldi. Cavi sottomarini di trasmissione elettrica e via. Loro mettevano sole e vento e gli altri si fregavano l'energia pulita. Sino a quando non hanno scoperto l'idrogeno.

Dall'acqua l'idrogeno

Un giorno gli hanno spiegato che l'unico modo che avevano per trattenere la luce del sole e la forza del vento era quello di trasformare quell'energia in Idrogeno, l'elemento naturale più abbondante dell'universo. L'unico che può consentire di conservare l'energia rinnovabile e poterla utilizzare quando serve. Per capirlo non ci hanno messo molto. L'acqua è l'elemento essenziale per questo trapasso energetico, chimicamente contraddistinta dalla formula più nota, H2O. Tradotto significa che ogni molecola d'acqua contiene un atomo di ossigeno e due di idrogeno. Il processo di separazione è complesso, ma la ricerca ha avuto la meglio. Nelle Orkney Islands non esportano più niente e da almeno un anno la loro storia è un caso di studio mondiale. L'Unione Europea si è buttata a capofitto, ha finanziato progetti e realizzazioni, società di livello internazionale hanno aderito al progetto "Big Hit", quello per creare nelle Isole Orcadi un territorio totalmente gestito con idrogeno in un modello integrato di produzione, stoccaggio, trasporto e utilizzo per calore, energia e mobilità.

Il piano euro-scozzese

Il piano euro-scozzese corre veloce. L'obiettivo è quello di mettere a punto un modello replicabile, dimostrando che con l'energia rinnovabile, vento e sole, si può produrre idrogeno da utilizzare come elemento essenziale, e unico, per immagazzinare e utilizzare energia preziosa, dal trasporto locale a quello privato, dal riscaldamento al raffreddamento delle case, dalla produzione industriale a quella artigianale. Lo usano già i traghetti nel porto di Kirkwall e negli edifici delle isole intorno.

Surplus di energia

In Sardegna, come nell'arcipelago al nord della Scozia, si produce molta più energia eolica e solare di quanto se ne consumi. La potenza elettrica dell'Isola è di 4mila e 744 megawatt. La componente termoelettrica, quella prodotta da carbone, gasolio, olio combustibile, syngas e biomasse è di 2.501 megawatt. Le energie rinnovabili, solare e eolico, utilizzabili solo quando c'è sole e vento, e attualmente non accumulabili, hanno una potenza di 1928 megawatt. Negli ultimi anni oltre il 40% della produzione elettrica sarda è stata spedita con i cavi sottomarini dall'altra parte del continente. In Sardegna pale e pannelli, nelle altre regioni italiane energia pulita. Nei progetti dei signori del sole e del vento c'è il raddoppio della produzione elettrica rinnovabile: 2.100 megawatt di eolico e 2.200 di fotovoltaico.

Ben di Dio

Se niente cambierà quel ben di Dio di energia pulita solcherà il mare con il "Tyrrhenian Link", un cavo elettrico sottomarino, uno scippa-energia di Stato, per trasferirla prima in Sicilia e poi nel resto dello Stivale. Costo dell'operazione tre miliardi e settecento milioni, ovviamente da caricare sulle bollette, di tutti, sardi compresi. Oltre il danno la beffa, una volta ceduta all'Italia l'energia rinnovabile alla Sardegna non resterà nemmeno un minimo di infrastrutture strategiche. La dorsale che sarebbe servita soprattutto per il futuro gli viene negata, nonostante in ogni angolo d'Europa si progetti di convertire quelle esistenti per il futuro.

L'esempio delle Orcadi

C'è una sola strada perché tutto questo non si consumi, prendere esempio dagli orcadi scozzesi: trasformare il sole e il vento in idrogeno. Serve un piano strategico europeo che individui la Sardegna come la fase due del progetto Idrogeno Insulare. Dopo la sperimentazione in un'entità geografica limitata come l'arcipelago del nord della Gran Bretagna l'Europa potrebbe, anzi, dovrebbe, su input sardo-italiano, ampliare la prospettiva in una dimensione strategica come il territorio sardo.

Dorsale per l'idrogeno

In questo scenario si colloca l'esigenza che la Sardegna possa disporre, senza ulteriori ritardi, di una dorsale che possa distribuire, da nord a sud, da est a ovest, la nuova energia, quella dell'idrogeno. Un'occasione unica per non arrivare sempre in ritardo o peggio ancora non arrivare mai. Nel mondo che corre, dopo il Covid sempre di più, si accelerano i tempi della transizione energetica. Vi è l'esigenza di superare le produzioni fossili e l'idrogeno verde, quello prodotto con il vento e il sole, diventa strategico.

Terza generazione

Per questo motivo realizzare una rete dorsale di terza generazione, utilizzabile ora con il metano e domani, ormai prossimo, con l'idrogeno, è imprescindibile per il futuro della Sardegna. L'American Society of Mechanical Engineers, per prima al mondo, ha già disciplinato in maniera puntuale la norma, la ASME B31.12, per realizzare tubazioni e condutture per l'idrogeno gassoso e liquido. Perdere altro tempo e fare scelte suicide sarebbe un errore per la storia. Il Nobel Carlo Rubbia, nel 2002, era maggio, già lavorava all'isola dell'idrogeno. Non pensava alle Orkney Islands, si riferiva alla Sardegna, la terra dei Nuraghi.

Mauro Pili
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