Presidente Christian Solinas, ha lanciato l'idea di una Sardegna Covid-free prima in Italia: come pensa di raggiungere questo obiettivo?

«La diffusione di questo virus ha cambiato profondamente la percezione collettiva della sicurezza sanitaria e il nostro modo di essere e relazionarci. Credo che per i prossimi anni sarà un vantaggio competitivo enorme per i territori e per i sistemi economici potersi qualificare come Covid-free, sia in termini di attrattività che di internazionalizzazione, due elementi fondamentali per rilanciare la crescita, la produzione di valore e l'occupazione. In questo, la Sardegna potrebbe cogliere un'opportunità storica, ma occorre un governo scientifico programmato e fermo dell'emergenza epidemiologica, anche con misure - quali quelle di lockdown adottate con le mie ordinanze - che per quanto possano apparire dure e limitative di abitudini consolidate si sono già rivelate indispensabili e stanno dando i primi frutti».

Come attuerete il progetto: aumenteranno i test, più controlli nei punti di accesso all'Isola? Intende questo per passaporto sanitario?

«La prima fase è stata contraddistinta dall'esigenza di schiacciare la curva dei contagi per evitare un indice di contemporaneità nel bisogno di terapie, soprattutto intensive, che rendesse l'emergenza gestibile dal nostro sistema sanitario. Su questo abbiamo ottenuto i risultati attesi e non ci sono stati in Sardegna i casi terribili delle zone più colpite con pazienti nei corridoi o per terra. Alcuni dati sull'andamento dei positivi, delle ospedalizzazioni e dei decessi ci dicono che siamo sulla buona strada. La nostra seconda fase dovrà necessariamente vedere un incremento importante dei test secondo un programma che il Comitato tecnico scientifico sta definendo e che consenta non solo l'indagine sui positivi ma la ricostruzione, attraverso uno screening sierologico anticorpale ad ampia diffusione, della circolazione virale sul territorio. Una volta raggiunta e certificata l'assenza di focolai attivi, il passaporto sanitario servirà a prevenire un contagio di ritorno con la graduale riapertura di porti e aeroporti ai passeggeri. Questo significa attrezzare negli scali di partenza verso la Sardegna, inizialmente Roma e Milano, una piattaforma per i test rapidi che certifichino la negatività di quanti vogliano imbarcarsi, che dovranno altresì accettare di scaricare l'App che ne consentirà il tracciamento nell'Isola».

Ci permetterà di salvare la stagione turistica?

«Dobbiamo pensare a una stagione di transizione e programmazione. Un recente studio pubblicato dall'European Respiratory Journal ci dice che non ci sono ancora evidenze scientifiche che ci consentano di pensare che le alte temperature e i raggi ultravioletti abbattano la diffusione del virus. Inevitabilmente non potrà essere un'estate come quelle che abbiamo conosciuto finora e dovremo assumere precauzioni adeguate ed essere vigili per tornare al più presto a una nuova normalità. Nel frattempo, però, potremo avviare alcune sperimentazioni mirate e magari un grande progetto di riqualificazione estetica e funzionale delle strutture ricettive che le porti a standard di qualità ed eccellenza in grado di riconquistare importanti quote di mercato non appena questa emergenza cesserà del tutto».

E i sardi potranno muoversi oltre Tirreno senza problemi?

«Almeno fino a quando non avremo a disposizione una soluzione vaccinale o farmacologica efficace, il tema vero non sarà l'uscita dalla Sardegna quanto gli standard necessari per autorizzarne il rientro, garantendo la sicurezza della salute pubblica con la prevenzione di potenziali contagi di ritorno».

I contagi continuano a verificarsi in strutture sanitarie o case di riposo: come uscirne?

«Si tratta di un dato comune a livello globale. Laddove vi è un'alta concentrazione di circolazione virale o di soggetti deboli la curva del contagio sale esponenzialmente. Dobbiamo dire che stiamo facendo rapidi progressi sul punto. All'inizio la comunità scientifica si è dovuta confrontare con un virus nuovo e subdolo, con una capacità infettiva accentuata, e non ha dato orientamenti certi e univoci. Si aggiunga che nessun Paese al mondo era davvero preparato a un'emergenza di questo tipo. Ora sappiamo molte più cose sul virus e stiamo approntando misure sempre più efficaci di prevenzione e anche terapeutiche. Sugli ospedali e sulle case di riposo stiamo lavorando in particolare per una copertura complessiva di test molecolari che ci consenta di isolare i positivi, di sanificare strutture e reparti concentrando su centri dedicati tutti i pazienti e graduando l'intensità di cure in base alle condizioni soggettive».

L'Isola ha numeri di contagi e malati in terapia intensiva bassi ma si dice anche che siano pochi i tamponi effettuati.

«Abbiamo scontato all'inizio la difficoltà del Dipartimento nazionale di Protezione civile nell'approvvigionamento dei tamponi e, soprattutto, dei reagenti che consentono una processazione certificata. Successivamente, il dilagare della pandemia ha da un lato creato uno squilibrio enorme tra capacità produttiva dell'industria rispetto alla domanda e dall'altro ha indotto a dirottare i pochi presidi disponibili verso le aree maggiormente colpite: Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna. A quel punto abbiamo deciso di muoverci direttamente come Regione sul mercato per reperire i tamponi e i reagenti e ora la situazione sta notevolmente migliorando: abbiamo raddoppiato il numero giornaliero nell'ultima settimana e contiamo di raddoppiarlo ulteriormente nei prossimi giorni».

I test sierologici verranno presto fatti anche in Sardegna, la Regione pensa di mettere in campo anche strumenti tecnologici?

«Abbiamo già acquisito e sono stati distribuiti tra ospedali e territorio i primi 11.000 kit rapidi per test sierologici. Il Comitato tecnico scientifico ha fatto un grande lavoro: presto saremo in grado di mettere in campo un'indagine veramente massiva. Da un punto di vista tecnologico, invece, siamo stati i primi a realizzare una piattaforma informatica per il controllo e la gestione degli accessi in Sardegna, del periodo di isolamento domiciliare e dei controlli da parte del nostro Corpo forestale. Quotidianamente il decisore pubblico usufruisce di un cruscotto di controllo avanzato che consente di monitorare in modo dinamico e georeferenziato la situazione. Abbiamo anche pronta da alcune settimane un'App, che attende solo una decisione governativa che ne sblocchi l'utilizzo, per implementare il patrimonio di dati con il tracciamento degli spostamenti e la capacità di ricostruire immediatamente e precisamente l'intera catena dei contatti di ogni soggetto positivo».

La scorsa settimana, quando il Governo Conte ha aperto alla ripresa di alcune attività, lei invece ha deciso di tenere chiuse le librerie, ad esempio. Perché non ha seguito Zaia o Toti?

«Tutti vorremmo chiudere al più presto questo capitolo della nostra vita e cancellare ogni restrizione. La scienza ci dice che non possiamo prendere decisioni sull'onda dei sentimenti o dell'emotività, ma dobbiamo ragionare con lucidità e lungimiranza. Se oggi abbiamo una situazione tutto sommato sotto controllo è perché le misure messe in campo hanno funzionato e i sardi hanno con diligenza e responsabilità rispettato le prescrizioni. Ora, non possiamo rischiare di vanificare tutti i sacrifici fatti finora per anticipare di qualche giorno una riapertura limitata, che potrà essere invece molto più ampia se terremo ferme le chiusure ancora per poco. Puntiamo a rendere la Sardegna Covid-free il prima possibile e questo val bene un po' di prudenza».

Le aziende del commercio e turismo stanno soffrendo e si parla di un calo del Pil a due cifre nell'Isola. Le imprese chiedono anche contributi a fondo perduto. Dall'opposizione arrivano critiche di immobilismo. Come si ripartirà?

«Abbiamo adottato da subito misure specifiche per il settore turistico, siglato un accordo quadro con le forze datoriali e sindacali che integra le misure di copertura della Cassa integrazione in deroga per tutte le categorie escluse. Abbiamo stanziato 120 milioni per aiutare le famiglie, le partite Iva e le persone in difficoltà con un sussidio di 800 euro mensili, cumulabile e incrementabile in ragione del numero di componenti il nucleo familiare. Se pensa che lo Stato ha stanziato 400 milioni per tutta Italia, può comprendere l'impegno poderoso della Regione. Stiamo ora definendo un protocollo d'intesa col sistema bancario per offrire alle aziende uno strumento che garantisca liquidità immediata, senza burocrazie inutili, con un periodo di preammortamento di 24 mesi e un tempo di restituzione decennale. Tutto questo per l'emergenza. La ripartenza avrà bisogno di una grande iniezione di liquidità pubblica sul mercato, con un piano di infrastrutture materiali e immateriali - al quale stiamo lavorando - in grado di restituire competitività al nostro tessuto economico-produttivo».

L'opposizione si propone per offrire un contributo di idee per superare la crisi.

«In verità, ho fatto io per primo diverse aperture in questo senso già da tempo. E devo dire che con ampi settori dell'opposizione esiste, pur nella dovuta e sana distinzione dei ruoli, un confronto responsabile e un contributo apprezzabile nell'esclusivo interesse della Sardegna».

Sant'Efisio, il santo dei cagliaritani, è venerato in tutta l'Isola: secondo lei, a parte lo scioglimento del voto il 3 maggio, una processione per le vie di Cagliari andrebbe fatta ugualmente, anche senza fedeli?

«La devozione a Sant'Efisio è parte indissolubile della storia e della fede dei sardi. Come nei periodi più drammatici, purtroppo, quest'anno la parte più popolare e partecipata della sagra subirà una limitazione, concordata con le autorità civili e religiose. Ma l'aspetto più intimo, quello che lega maggiormente e idealmente il Santo a ciascuno di noi si compirà nella sua dimensione spirituale con lo scioglimento del voto, con il rispetto di una promessa secolare che manterremo nonostante tutto. Qui c'è tutto il sentimento, l'onore e la speranza del Popolo sardo».

Giuseppe Deiana

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