Sono arrivati in dieci, tutti familiari stretti, ma alla fine sono entrati in tre. Al cimitero di San Michele, per l'addio al prima vittima sarda di coronavirus, nemmeno si può dire che si celebrava un funerale, perché nemmeno quello si è fatto.

Carlo Tivinio, 42 anni, conosciuto a Cagliari come "Carlone", titolare del bar "Lima Lima" in via Iglesias, è stato cremato e tumulato in tutta fretta, davanti agli occhi della moglie, di un fratello e di una sorella.

Il carro funebre è arrivato poco dopo le 7,30, meno di un'ora dopo era già tutto finito. Perché il coronavirus, oltre che uccidere, impedisce anche di rendere onore alle vittime che miete.

"Carlone" Tivinio, il primo positivo al tampone in Sardegna, il virus lo aveva incontrato a Rimini, durante una fiera: per poter partecipare, e anche riposare, aveva chiuso per ferie il "Lima Lima" a inizio febbraio, ma Rimini era andato alcune settimane dopo. Tornato a Cagliari, non aveva riaperto il locale perché non stava bene e aveva la febbre, poi la situazione è precipitata. Dopo qualche giorno, il ricovero all'ospedale "Santissima Trinità", dove l'imprenditore è stato posto in coma farmacologico nella speranza che guarisse. Ma così non è stato: domenica è morto.

Stamattina l'ultimo viaggio dall'ospedale al cimitero di San Michele: il suo funerale - in tempi normali - sarebbe stato affollatissimo. Invece, come stabilisce uno dei decreti sul coronavirus, a dirgli addio erano solo in tre.
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