Bologna è la città da cui, il 14 novembre scorso, tutto ha preso origine per proseguire con sempre maggiore intensità e forza in tantissime altre città italiane, Cagliari compresa, ove la manifestazione, la prima nella nostra amata isola, pare si svolga il prossimo 5 dicembre.

È bastata la creazione di un evento sul social Facebook prima, "Seimila Sardine contro Salvini", un appuntamento serale in Piazza Maggiore poi, e il Movimento c.d. appunto delle "Sardine", a significare la compattezza e l’armonia di intenti ed ideali dei suoi aderenti, ha dato il via a quella che potrebbe passare alla storia come una vera e propria "Rivoluzione d’Autunno". Proprio così, né credo di poter definire il fenomeno diversamente.

L’autunno infatti, con il suo incantevole "foliage", è notoriamente la stagione del rinnovamento e del cambiamento, è il tempo dei bilanci, delle riflessioni utili a creare idealmente un nuovo spazio, a porre le fondamenta, per ciò che verrà dopo. Nietzsche scrisse in proposito che "l’autunno non è una stagione, ma uno stato d’animo". E io credo che il neonato Movimento delle Sardine rappresenti e interpreti meravigliosamente uno stato d’animo comunemente condiviso ma rimasto sopito, quasi stordito per troppo tempo, ovvero l’esigenza di moderazione e concretezza di una larghissima parte degli italiani, oramai stanchi e logori a causa di un certo atteggiamento piuttosto aggressivo, e per ciò stesso inconcludente, di vivere la politica, erroneamente finalizzata alla sterile ricerca del maggior consenso piuttosto che alla realizzazione del buon governo.

L’aspetto che maggiormente colpisce, e a dire il vero gratifica, è che il Movimento di pensiero si sia affermato proprio sfidando e battendo l’indiscusso Uomo della Piazza degli ultimi tempi, Matteo Salvini, sul suo stesso campo, i social, nella specie Facebook, e soprattutto le piazze. Sicuramente un brutto colpo per il leader della Lega che in maniera del tutto inaspettata si è ritrovato travolto da quanti, tantissimi ad onor del vero, hanno riscoperto il coraggio di opporsi alla sua dialettica e alle sue idee.

Oramai è chiaro a tutti che l’Emilia Romagna, a prescindere dall’esito delle urne di gennaio, che vedranno contrapposti Bonaccini e Borgonzoni per la guida della Regione, non si Lega né si legherà. Questo è il messaggio che arriva forte e chiaro. Ma è giusto definire quello delle "Sardine" un Movimento Politico solo perché nato in contrapposizione a Salvini? La contrapposizione è rivolta a Salvini in quanto tale, oppure al suo modo di fare politica, all’universo ideologico di cui egli si fa portavoce? Le "Sardine" rappresentano banalmente uno "strumento" sinistrorso di persuasione di massa, oppure sono un Movimento di Pensiero, spontaneo e consapevole, figlio di una riscoperta e reinterpretata cultura illuministica che, metaforicamente, rappresenta il coraggio di servirsi della propria capacità di valutazione per non lasciarsi supinamente travolgere da regole e "dictat" dettati da altri? Ci saranno altre Regioni italiane che decideranno coraggiosamente di non "legarsi"?

Capisco che la tentazione di voler necessariamente circoscrivere e politicizzare il fenomeno riconducendolo ad un preciso pensiero politico sia forte, e convenga certamente a chi, si intenda la nuova destra italiana di Salvini e company, ha difficoltà, anzi moltissima difficoltà e imbarazzo, ad accettare l’idea che l’Italia e gli italiani si stiano finalmente svegliando e si stiano ribellando a quello che potrei definire il "pensiero unilaterale indotto" costruito su mantra e hashtag a senso unico, e, talvolta, per ciò stesso, faziosi. Ma io credo fermamente che i presupposti e gli obiettivi del fenomeno del momento siano più profondi e, soprattutto, condivisibili dai simpatizzanti di ogni colore politico. E sono anche fermamente convinta che sia proprio questa stupefacente trasversalità il segreto di tanto successo. Intanto, perché sono le stesse "Sardine" a definirsi significativamente come un "anticorpo" alla politica populista dell’odio e della violenza piuttosto che come Movimento Politico, dalla cui formazione, al momento, sembrano rifuggire decisamente. Quindi, perché, di conseguenza, in quanto tali, ossia "anticorpi", io credo si oppongano non a Salvini perché Salvini, quanto, piuttosto, alla ideologia populista, vuota, gridata inutilmente e per certi versi subdolamente ad alta voce di cui, il leader padano, si rende quasi giornalmente portavoce, dimenticando troppo spesso che "la ragione non urla, la ragione si siede e aspetta" (Randall). Infine, perché il tempo della ragione sembra essere arrivato, e sembra pretendere di voler interpretare, reinterpretare e rivivere niente meno che i valori della Democrazia Cristiana, aggiungo io ben rappresentata dal compianto e mai dimenticato Aldo Moro, che Jefferson definì "governo di popolo, dal popolo e per il popolo", nel senso di piena ed efficace partecipazione del popolo alla vita politica del paese e che, all’evidenza, è altro, molto altro, rispetto al populismo di stampo Salviniano.

Questa mareggiata di "Sardine", volenti o nolenti, potrebbe proprio essere il preludio del ritorno della “Balena Bianca” secondo la nota definizione datane da Giampaolo Pansa.

Questa mareggiata di "Sardine" rappresenta in pieno quell’Altra Italia rimasta orfana della Politica con la "P" maiuscola.

Questa mareggiata di "Sardine" esprime l’esigenza di ritrovare una classe dirigente competente, preparata e consapevole su cui fare affidamento e che, all’attualità, la formazione e la contrapposizione di coalizioni ricomprendenti al loro interno partiti ideologicamente incompatibili, ha gravemente mortificato. Chi, tra i vari leader, saprà soddisfare questa voglia di vintage? Forse Carlo Calenda moderato concreto ed europeista? Forse Berlusconi? Oppure, arriverà un nuovo “Messia”?

Giuseppina Di Salvatore

(avvocato - Nuoro)
© Riproduzione riservata