Il Ministro del Papeete Beach non credeva che la situazione politica sarebbe degenerata fino a questo punto dopo il suo ultimo plateale proclamo.

Intento alla consolle voleva suonare il requiem ai pentastellati ma, quasi per un crudele scherzo del destino, il requiem sembra proprio lo stiano suonando a lui.

Erano in tanti ad aspettare il passo falso del Ministro dell’Interno il quale, nell’ultima settimana, è apparso più confuso e sempre più incapace di ritrovare il giusto temperamento.

I 5 Stelle lo hanno definitivamente scaricato, ed anche gli ex alleati di centrodestra iniziano a considerarlo politicamente inaffidabile. Rimasto vittima della sua stessa tracotanza adesso grida all’inciucio tra PD e 5 Stelle senza riflettere sulla circostanza che il primo vero e grande inciucio è stato opera sua allorquando, all’indomani del 4 marzo 2018, aveva pensato bene di abbandonare Forza Italia, o meglio il suo ingombrante Presidente Berlusconi, e Fratelli d’Italia, per dar vita ad un governo del fallimento.

I suoi stessi compagni di partito iniziano a diffidare della sua lucidità, e non mi stupirebbe se alla fine la Lega decidesse di operare un cambio nella direzione politica del partito affidandola definitivamente all’intelligenza pratica e confortante di Giancarlo Giorgetti che, in un momento delicato come quello attuale, appare l’unico vero mediatore tra la stessa Lega e le altre forze politiche di centro destra, laddove ancora questo possa dirsi esistente nella sua conformazione originaria.

In tutta questa bagarre, sembra proprio che l’unico ad uscirne perfettamente immacolato sarà Giuseppe Conte, ossia colui che in tutti questi mesi di governo si è contraddistinto per essere una specie di convitato di pietra, a tratti invisibile, e che da qualche giorno, sorprendentemente, ha invece gettato la maschera e si è rivelato in tutta la sua calibrata determinazione e intenzione di restare protagonista della vita politica italiana. Considerata la sua personalità non mi stupirei se puntasse addirittura, fra qualche anno, alla Presidenza della Repubblica.

Chi vivrà vedrà. Ma cosa ci aspetterà adesso? Che farà Giuseppe Conte? Si può davvero parlare di inciucio per definire la potenziale alleanza tra il PD e i 5 Stelle? Per Salvini è davvero arrivato il "The End"? Rischiamo davvero di tornare al voto? Sicuramente lo scenario è incerto siccome legato inevitabilmente alle comunicazioni di Conte che debbono necessariamente precedere ogni determinazione sulla mozione di sfiducia del vicepremier padano, il quale potrebbe pure ritirarla, ma qualche riflessione possiamo comunque farla. Intanto, perché lungi dal potersi parlare di "inciucio" o "truffa" con riferimento alla eventuale alleanza PD – 5 Stelle, trattasi invece di una pura e semplice, oltre che legittima, dinamica parlamentare conseguente all'eventuale voto di sfiducia al premier e/o alla presentazione delle sue dimissioni al Colle.

Quindi, perché solo da quel momento Mattarella darà il via alle consultazioni all'esito delle quali potrà o emergere una nuova maggioranza di governo, quale appunto quella giallo rossa, ancor che provvisoria e finalizzata a scongiurare l’incremento dell’iva, oppure si sarà costretti a tornare al voto con una legge elettorale che, purtroppo, potrebbe rigettarci in una situazione di stallo analoga a quella vissuta all’indomani del 4 marzo 2018, allorquando furono necessari ulteriori tre mesi per giungere alla formazione del governo, con tutto ciò che tragicamente ne conseguirebbe sul piano dei rapporti con l’Unione Europea e sul piano economico interno.

Poi, perché laddove non emergesse una maggioranza alternativa prontamente operativa e si dovesse tornare al voto, le regole e i tempi da seguire sarebbero tanti e tali che la prima data utile per tornare alle urne non potrebbe che rinvenirsi nei primi giorni del mese di novembre, in perfetto ritardo rispetto agli impegni assunti con l’UE in relazione alla annosa manovra. Tanto più laddove si consideri che, se è vero, come è vero, che entro il 15 ottobre il progetto di bilancio dovrà essere presentato all’UE per approdare in Parlamento entro il 20 successivo, allora procedere poi alla definitiva approvazione della manovra medesima entro il 31 dicembre diventa impresa ardua con tutto il rischio più che concreto di andare incontro all’esercizio provvisorio e, pertanto, all'aumento dell'iva.

Infine, perché se anche il Matteo Nazionale sembra esser deceduto divenendo la pallida ombra di se stesso, tuttavia l'ultima grande "mission impossible", con la sua boutade agostana, la ha compiuta: in un colpo solo ha risuscitato Di Maio, che oramai sembrava definitivamente emarginato dai suoi stessi elettori, Renzi, che addirittura pensa ad un partito tutto suo e che si fa lecito di proporsi come moralizzatore, ed infine Berlusconi di cui in questo momento Salvini, in Parlamento, ha bisogno come dell'aria che respira. Finalmente avrà capito che pur essendo l'uomo del Viminale non poteva seriamente pretendere di imporre tempi e modi della crisi e del voto perché in una Repubblica Parlamentare nessuno può ballare da solo.

Concludendo, anche a prescindere da cosa accadrà dopo le comunicazioni di Conte, resto convinta di due cose: tornare alle urne fra un paio di mesi sarebbe disastroso per l'Italia, considerati gli impegni e le scadenze impellenti, così come sarebbe disastroso un ritorno di fiamma tra Salvini Conte e Di Maio per la semplice circostanza che il Parlamento non è un circo.

Pur essendo Conte l'ago della bilancia, le forze politiche in campo dovrebbero mettere da parte gli egoismi e lavorare alacremente per cercare nuove possibili maggioranze che possano quanto meno condurre il paese fino alla data del 31 dicembre. E solo in seguito pensare a nuove elezioni le quali andranno certamente a premiare chi in questo caos saprà sacrificare gli interessi di partito per il bene dell'Italia.

Giuseppina Di Salvatore

(avvocato - Nuoro)
© Riproduzione riservata