Londra è una città che mette cera negli orecchi. Spesso nevica fitto nel bel mezzo del sole. Non ci si pente e si ordina un'altra pinta chiara. Le architetture sono straordinarie. Sembra che l'arredamento urbano cambi durante la notte e al mattino ci si trovi al cospetto di una metropoli coloniale nella quale gli ambienti di luoghi lontani si riproducano senza fatica della fantasia. Se aspetto l'autobus sulla parte alta dell'orizzonte che scavalca la vista dei tetti a predominio sulla vita silente del traffico, mi sento bene. Ben realizzato. Allora non provo nostalgia.

Scrivo l'intera notte di riposo mentre il traffico scivola senza impattare con il silenzio tarlato della casa. La nostalgia prevale solo al livello del mare che è il livello del Tamigi nei giorni sereni in cui la brezza sfilza come una nave a vela. Ci sono parti di Londra che paiono scritte nei libri poi estrapolate per farne dei progetti urbani completi fin negli aspetti minimi. I declivi delle strade ben arredate con le casette a piano diseguale non sembrano poter essere pensate da un tecnico. Bensì da un narratore.

Presso un parchetto sormontato da una torre orientale si è radunata una delegazione di sardi emigrati riuniti per festeggiare il carnevale appena spento. Le solite storie di uomini realizzati altrove adunati per scambiare impressioni sugli insuccessi della terra di origine. È straniante pensare cosa potrebbe diventare la Sardegna se solo una parte dei figliol prodighi decidesse di rientrare per tentare una qualunque impresa economica. È un argomento che accantona la politica in un angolo. All'estero, fra emigrati, la politica è sempre l'ultimo argomento dell'intera gamma di argomenti affrontati. La retorica pretestuosa non sfiora la mente di un emigrato realizzato pienamente con le sole sue forze. Non verrebbe mai alla testa di impiegarsi a discutere la scelta di un partito o la virtù di un candidato. Molti ignorano perfino i nomi più reclamizzati. Questo perché l'ambiente della politica è un piccolo giardino autoreferenziato in cui ci si azzuffa per poltrone, titolo e compenso.

A un emigrato non verrebbe mai l'idea di saltare quella staccionata equivalente a una trabocchetto. La vita che vi scorre fuori è un oceano paragonato al bicchiere d'acqua. Ho introdotto l'argomento dei pastori in rivolta trovando più di un parere discorde. L'impressione trasmessa è quella di una protesta senza coscienza. Priva cioè della consapevolezza di un mercato che detta regole senza princìpi. Di una società globale che impone i suoi vizi a discapito di qualsiasi virtù essenziale. Allora ho obiettato che non si poteva trattare una protesta locale senza la consapevolezza dei valori profondi che l'avevano innescata.

Molti hanno sorriso. La capacità di prestare buon viso al gioco d'azzardo, è il primo requisito essenziale per affermarsi altrove. Hanno sentenziato. «La lingua straniera - mi ripetevano - le competenze, le strategie, l'impresa!». L'impresa. E l'era degli imprenditori illuminati. Tutti concordavano. Fautori di un nuovo processo economico che spezzi il dominio neo liberista. Ho azzardato paragonare il pastore a un piccolo produttore che maneggiasse un capitale selvatico. Molti degli interlocutori si sono fatti seri. Un manager campidanese a capo di svariati alberghi della capitale inglese, mi ha tirato da una parte mettendomi in guardia: «Non occorre agitarsi» ha spiegato «il risultato arriva quando si lavora sulla mente e la capacità di compiere progressi entro uno spazio specifico». «Cosa significa?» gli ho domandato. Il buon manager sardo dall'aspetto impassibile ha sussurrato: «Immagina se quei pastori in rivolta unissero le forze e decidessero di creare un brand e un'immagine, un nuovo comparto. Sarebbero gestori di un capitale garantito dalla terra ove vivono». «È ciò che vogliono fare» ho risposto «È vero. Ma tra dire e fare c'è di mezzo la politica». Era già tardi mentre scrivevo. La fortuna andrebbe allevata a pensiero brado. Rinunciando alle ipoteche. Londra è Nuoro. Ma non lo svela. Non ancora.

Andrea Mereu

(Scrittore di Sorgono - operatore culturale a Londra)
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