"Il principio di insularità entri in Costituzione come incipit di una nuova stagione di quella specialità che i padri costituenti vollero conferire alla Sardegna".

Così in un nuovo appello Roberto Frongia e Maria Antonietta Mongiu, del Comitato per l'insularità, che questa volta scrivono al Presidente della Commissione Affari Costituzionali del Senato per sollecitare un suo personale impegno nell'iter parlamentare.

Dopo la proposta di legge presentata lo scorso 5 ottobre in Senato con il deposito delle firme certificate raccolte nei sei mesi previsti dalla legge, il testo è stato assegnato alla Prima Commissione permanente (Affari Costituzionali) in sede referente il 6 novembre 2018. "Per la prima volta in Italia, si è promossa la sottoscrizione di una proposta di legge di iniziativa popolare di modifica costituzionale che punta ad introdurre nella nostra Carta il principio di insularità".

Si tratterebbe, scrivono, di "una rivoluzione copernicana, nei rapporti con lo Stato, dal punto di vista culturale, premessa per conseguire il più ambizioso degli obiettivi: la non dipendenza economica dai governi che si succedono. Ma per conseguirla la condizione fondante è che si ragioni, finalmente, in termini di progresso e non solo di sviluppo che nei 70 anni, dall'approvazione dello Statuto speciale, è stato sempre promesso e mai conseguito".

"Le erogazioni risarcitorie - proseguono - sono state spesso nel segno dei contributi a pioggia, talvolta assegnati a gruppi e soggetti esterni alla Sardegna che avevano poco interesse a radicarsi e che con la politica del 'mordi e fuggi' hanno talvolta sradicato le popolazioni, aggredito l'ambiente, e disseminato l'Isola di 'cattedrali nel deserto'".

"La presa di coscienza di questi ultimi anni - si legge ancora - ha capovolto molti paradigmi e il percorso di consapevolezza compiuto da tanti porta molti sardi e molte sarde a dire agli altri italiani che il progresso non si costruisce con le elemosine, strappate o concesse, ma con opportunità e punti di partenza uguali a quelli di tutti i cittadini della penisola".

"Il talento dei sardi e delle sarde - la conclusione - non è infatti maggiore o minore di quello degli altri cittadini europei ma certamente le opportunità per metterlo a frutto e farlo diventare risorsa sono affatto diverse. Ai sardi e alle sarde in questi anni come Comitato abbiamo proposto una nuova cultura basata sulla responsabilità individuale e sulla meritocrazia".

(Unioneonline/D)
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