C'è anche una delegazione di lavoratori dal Sulcis e da Fiume Santo al presidio organizzato da Cgil, Cisl Uil nazionali oggi pomeriggio a Roma, davanti al ministero dello Sviluppo economico, dove è in corso la riunione sullo stop alle centrali a carbone in Italia.

"Siamo preoccupati per i riflessi che potrebbe avere la chiusura anticipata al 2025 delle centrali a carbone di Fiume Santo e Portovesme, che il governo nazionale ha deciso senza garantire in che modo la rete elettrica sarda potrà mantenersi stabile ed efficiente, per le imprese e per i cittadini", ha spiegato il segretario regionale Filctem Francesco Garau.

La mancata convocazione ha suscitato la reazione dei sindacati, che hanno chiesto con una lettera ufficiale di essere coinvolti nella discussione alla quale, per ora, sono invitate le aziende produttrici, il gestore della rete nazionale di trasporto e il ministero dell’Ambiente.

La vertenza regionale riguarda in particolare la fase di transizione che prevede l’utilizzo del gas come fonte fossile fino al 2050 ma il cui utilizzo in Sardegna resta purtroppo in bilico per le titubanze del governo nazionale sul piano di metanizzazione.

"In gioco ci sono non solo i costi dell'energia per le imprese e per cittadini ma la stessa stabilità della rete elettrica, che non beneficia della continuità con quella nazionale e verrebbe seriamente compromessa se non si potesse disporre del metano come fonte di transizione indispensabile a dar corso alla decarbonizzazione", fa sapere ancora Garau.

(Unioneonline/F)
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