È trascorso un anno dall'arresto in Egitto di Patrick George Zaki, lo studente dell'Università di Bologna che dal settembre 2019 dal Cairo si era trasferito in Italia per seguire il master europeo Gemma in studi di genere.

Il giovane, rientrato nel suo Paese per una breve vacanza in famiglia, è stato arrestato al Cairo e da allora si trova in carcere con reiterati rinnovi di custodia cautelare e con accuse che spaziano dalla propaganda sovversiva al terrorismo per alcuni post sui social da un account che il ricercatore dice non essere suo.

"Prigioniero di coscienza" secondo gli attivisti che si battono per la sua causa, "colpevole" solo di essersi occupato di diritti umani, specificano.

LE INIZIATIVE - Per lui, oggi, iniziative in tutto il mondo per richiederne la liberazione. E mentre la sorella da un video ringrazia per la mobilitazione messa in campo e invita a non mollare, in Italia e in Europa si moltiplicano gli appelli per fare di Patrick cittadino onorario italiano ma soprattutto per far sì che quanto prima torni alla sua famiglia, agli studi a Bologna, ai suoi amici e alla sua vita.

L'idea che Patrick debba trascorrere un altro anno così "è inconcepibile", afferma Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International in Italia, che chiede alla politica di agire con maggiore "incisività" e all'Italia in particolare di di mettere in campo "sul piano diplomatico tutte le iniziative necessarie, coinvolgendo l'Europa" ma "presto e bene", perché la scritta che campeggia su tanti luoghi d'Italia - "Free Patrick Zaki" - non è solo uno slogan "ma un obiettivo".

Chiede di non mollare nella mobilitazione anche la famiglia di Patrick Zaki. Nei giorni scorsi la sorella Marise aveva dato il suo appoggio alla petizione online lanciata da alcuni cittadini per la cittadinanza italiana a Patrick. "Ciò che Patrick ci dice durante le visite - ha detto Marise - è di 'continuare quello che avete iniziato per rendere vicina la mia libertà'".

A CAGLIARI - In Sardegna anche l'Università degli Studi di Cagliari si unisce alla mobilitazione. L'Ateneo - su indicazione del rettore Maria Del Zompo - ha risposto positivamente alla richiesta di Amnesty International Gruppo 128 Cagliari e accolto il posizionamento delle sagome di Patrick in alcuni luoghi fortemente simbolici: l'Aula Magna del Rettorato, punto simbolo per eccellenza di UniCa, la Biblioteca di Scienze politiche, i locali della Facoltà di Giurisprudenza, la Biblioteca di Studi Umanistici Dante Alighieri. E non è escluso che in queste ore altri spazi si aggiungano alla mobilitazione per chiedere a gran voce la liberazione dello studente. Questa sera, inoltre, la torretta del Bastione di Saint Remy sarà illuminata in giallo, il colore di Amnesty International.

Non è nuovo l'impegno dell'Ateneo cagliaritano a tutela della libertà di ricerca e dei diritti umani. A febbraio dell'anno scorso, in occasione del presidio organizzato da Amnesty internazional nella facoltà di Studi umanistici e nella biblioteca del Distretto di Scienze umane, Maria Del Zompo, Rettore dell'Ateneo, aveva dichiarato: "Siamo al vostro fianco. Da questa situazione emerge un atteggiamento che denota la volontà di sopprimere la libertà di pensiero e di ricerca che non può essere tollerata dallo Stato italiano. Siamo vicini alla famiglia e chiediamo insieme all'Università di Bologna che il Governo italiano e l'Unione europea non smettano di prodigarsi in ogni modo per favorire il rientro di Patrick nella sua comunità".

Anche per la vicenda di Giulio Regeni, l'Università di Cagliari non ha mai smesso di far sentire la sua voce per chiedere verità e giustizia: fino a pochi mesi fa, infatti, il banner giallo di Amnesty international caratterizzava le pagine social dell'Ateneo, e tornerà presto in quella posizione dopo le celebrazioni per i 400 anni di vita dell'Università.

(Unioneonline/v.l.)
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