A dodici anni la vita può sembrare molto complicata, soprattutto se il tuo migliore amico non ti parla più e fa comunella con alcuni bulli, tra l'altro più grandi. È quello che capita a Sebastiano, protagonista di Mio nonno era una scimmia (Il battello a vapore, 2020, pp. 192, anche e-book), che si ritrova a domandarsi: "Ma in cosa sono sbagliato? Perché non riesco a essere diverso? Perché sono fatto in questo modo e non in un altro?".

La vita di Sebastiano però cambia all'improvviso quando, grazie a un vecchio diario, entra in una grotta che si popola di personaggi strani e visioni meravigliose. Le storie che ascolta in quella caverna, assieme all'amico Tommaso, arrivano da molto lontano nel tempo e gli fanno capire il percorso che lo ha portato a essere quello che è oggi. Sebastiano ascolta, infatti, una verità tramandata da milioni di anni da una molecola che di generazione in generazione raccoglie le storie degli esseri viventi, il Dna. E capisce perché ognuno di noi ha la propria storia, che lo ha reso chiacchierone oppure silenzioso, timoroso oppure assetato di avventura. Ma le domande che si pone Sebastiano sono ancora attuali per i ragazzi di oggi, che a volte paiono trovare tutte le risposte sui loro dispositivi elettronici. Lo chiediamo allautore del libro, Gianumberto Accinelli, entomologo e scrittore con la passione di raccontare la natura e i suoi segreti ai più giovani:

"Penso che le domande che si pone Sebastiano siano ‘universali’ e che molti, in modi diversi, se le pongano. Ce le poniamo sia perché siamo organismi sensibili e sia perché siamo coscienti del tempo che trascorre inesorabile. Talvolta, le domande faticano a trovare una risposta e, quindi, si trasformano in problema. Tutto questo per dire che sì: i ragazzi si pongono le questioni fondamentali e, adesso più che mai, faticano a trovare delle risposte all’esterno di loro stessi. Ecco perché, spesso, si rivolgono alla loro interiorità. Il libro racconta proprio di questo: due ragazzi che vogliono capire meglio sé stessi e la realtà che li circonda e che si guardano dentro. Troveranno delle risposte? No, Sebastiano e Tommaso incontreranno però, tante storie".

In che modo si può parlare di temi complessi come Dna ed evoluzione ai più giovani? Ci vogliono dei trucchi particolari?

"Non credo esistano trucchi nell’arte della narrazione o, forse, ne esistono due: avere ben chiaro il concetto da esprimere e il motivo per cui raccontarlo. Il resto viene di conseguenza, le parole si allineano una dietro all’altra in una sequenza facilmente compressibile da chiunque. Ci tengo a dire che questo libro, però, non parla del Dna. Questa molecola complessa è un pretesto per raccontare il nostro bisogno di ‘allargare’ la visione di vita e la necessità di nuovi strumenti per capire la complessa realtà che ci circonda".

Sapere cosa è il Dna e qual è la sua storia, cosa può insegnare ai più giovani?

"Il Dna ci racconta la nostra storia. Una storia fatta di una infinita serie di eventi che ha, come esito finale, proprio noi stessi. Si tratta di una cosa importante in quanto la nostra capacità cognitiva ci permette di scorgere solo un pezzetto di questa storia lunghissima e affascinante. Noi sappiamo di noi stessi, dei nostri genitori, dei nostri nonni e, alcuni fortunati, dei bisnonni. Eppure, abbiamo parenti decisamente più antichi: basta andare indietro di qualche generazione per ritrovarci in piena rivoluzione industriale, nel Medioevo, al tempo dei romani e, ancora, nella preistoria e persino tra gli ominidi. Ma abbiamo parenti ancora più lontani".

Quali?

"Abbiamo parenti (reali che ci hanno donato un pezzetto di Dna) tra i mammiferi e poi tra i rettili e quindi tra i pesci fino ad arrivare alla cellula che, per la prima volta, ha visto scoccare la scintilla della vita. Tutto questo è dentro di noi, ma è invisibile. Semplicemente il libro racconta di un luogo magico (una grotta) dove il Dna può parlare e, finalmente, raccontare della sua complessità".

Nella scuola c'è la giusta attenzione alla scienza e ai fenomeni della natura?

"In generale credo di sì: ormai la scienza si è dotata di strumenti di comunicazione molto efficienti che l'hanno resa accessibile a molti. Io insegno scienze in un liceo scientifico e, oltre ad avere i canonici libri di testo, dispongo di video straordinari e di infografiche davvero efficienti. Sono un po' più dubbioso su quanta riguarda lo studio dei fenomeni naturali. Spesso per 'scienza' si intende la chimica e si dà poco risalto all'ecologia e, in generale, allo studio delle storie naturali. C'è, però, un però: i programmi ministeriali si possono – e si dovrebbero – adattare all'insegnante. E quindi, in molti casi, lo studio della natura ha un ruolo fondamentale nel percorso scolastico. Io, per esempio, calibro tutto il programma in favore della natura e dei suoi fenomeni".
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