Lasciano la Sardegna per cercare gloria in Toscana. Sognano di diventare come il mitico Aceto, al secolo Andrea Degortes, il fantino originario di Olbia che ha vinto per 14 volte il Palio di Siena. Vanno via dall'Isola con pensiero fisso di tagliare il traguardo e di alzare le mani al cielo in piazza del Campo. Sanno che per "arrivare" bisogna lavorare duro. Non tutti ce la fanno, ma sono in tanti a provarci. Tra gli aspiranti eroi palieschi ci sono anche cinque ragazzi sardi, ovvero i protagonisti di "Fortza Paris", un libro fotografico curato da Marco Cheli. L'opera è stata presentata nei giorni scorsi a Siena nella splendida cornice dell'Entrone, il cortile del palazzo comunale dal quale escono i cavalli che partecipano al Palio. Un rituale che quest'anno, salvo iniziative straordinarie, non dovrebbe ripetersi a causa della restrizioni previste dai decreti ministeriali per affrontare l'emergenza Covid-19. "Non è stato facile affrontare questo progetto - racconta Marco Cheli - io nella vita lavoro come grafico. Non sono un fotografo professionista. Poi cimentarsi con il Palio di Siena è sempre impegnativo. Sin dal primo istante ho pensato a una chiave di lettura che potesse discostarsi dai tanti lavori pubblicati. Chiaramente essendo senese vivo il Palio come tutti i miei concittadini in maniera intensa. Ho pensato quindi di raccontare con i miei scatti la vita quotidiana di questi ragazzi che rispetto ai pastori arrivati in Toscana tanti anni fa, lasciano la Sardegna per motivi diversi. Approdano a Siena per diventare fantini professionisti". Non tutti ce la fanno. E il percorso è pieno di ostacoli, come hanno raccontato durante la presentazione del libro Luigi Bruschelli e Salvatore Ladu, entrambi plurivincitori della corsa senese. "Bisogna avere fame", ha detto Ladu, fantino originario di Bono e conosciuto come Cianchino.

"A Siena - scrive Marco Cheli - i fantini non si chiamano Andrea, Marco, Giovanni, né Antonio o Paolo. A Siena i fantini non si scelgono un nome d'arte. Succede tutto in una sera d'estate, quando qualcuno sceglie per te un nuovo nome, un nome di battaglia, un soprannome che ti porterai dietro per tutta la vita. E' un battesimo. Il battesimo della piazza. Allora sì, potrai dire di essere un fantino del Palio". Un fantino come Aceto, che nel maggio del 1964 scriveva una lettera a sor Ettore Fontani, considerato il più potente dirigente paliesco del Novecento. Il testo della missiva è pubblicato nel libro di Cheli accanto a un'immagine d'archivio (l'unica presente nel volume) che immortala un giovanissimo Andrea Degortes alla vigilia dell'esordio in piazza del Campo. Il celebre fantino originario di Olbia aveva le idee molto chiare e rivolgendosi a Ettore Fontani mostrò una certa determinazione: "Le scrivo questa lettera per farle sapere che io non ho cambiato idea per venire al Paio in tutti i modi. Io mi sto allenando tutti i giorni montando tre cavalli a pelo".

Nel giugno del 1964 Andrea Degortes fece il suo esordio indossando per la prima volta il giubbetto della contrada del Bruco. "Era solo un giovanotto sardo con un unico talento e poco più: andare a cavallo - si legge nelle note introduttive - grazie a quella dote riuscì a cavalcare gloria, denaro, successo e odio pari al rispetto per i successivi trent'anni. E ancora oggi Andrea Degortes è il mito per chi sogna il Palio".

L'immagine di Aceto dà inizio al viaggio fotografico che si conclude con una fotografia di Antonio Mula, giovane fantino di Oliena, che sempre accompagnato dai contradaioli del Bruco si avvia verso piazza del Campo per sostenere una prova. Marco Cheli ha seguito per un anno anche Andrea Sanna e Marco Bitti (nati e cresciuti sempre nel paese del Corrasi), Giovanni Puddu di Fonni, Paolo Arru di Porto Torres e Andrea Zurru di Gavoi. Quest'ultimo dopo aver fatto tappa a Siena per qualche tempo si è trasferito in Inghilterra. Nessuno tra i fantini immortalati ha corso il Palio. "Per raggiungere quest'obiettivo bisogna fare molti sacrifici. Bisogna crederci sempre, impegnarsi. Lavorare duro", hanno detto Trecciolino e Cianchino durante la presentazione del libro.

"Per le foto ho utilizzato sempre lo stesso obiettivo, un 35 millimetri - sottolinea Cheli - alcuni scatti sono stati realizzati in Sardegna". Il titolo del libro nasce da un'idea della giornalista Eleonora Mainò, che cura anche il testo introduttivo. "Ma se sono riuscito a portare a termine questo lavoro - aggiunge il grafico-fotografo senese - devo ringraziare anche Michele Ardu, Carmelo Cicalò e Antonio Marchi che ha curato i testi in sardo". "Fortza Paris" è un lavoro autoprodotto, graficamente ben curato e stampato molto bene. "L'impatto è stato ottimo - conclude Marco Cheli - durante la presentazione abbiamo allestito anche una mostra con una selezione delle immagini presenti nel libro". Francesco Pintore
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