Sui 121 nuraghi in miniatura da piazzare in giro per il mondo per i circoli sardi e per promuovere la Sardegna, interviene senza peli sulla lingua il portotorrese Gavino Sanna, il pubblicitario più premiato del globo, che di promozioni e di valorizzazioni di prodotti se ne intende.

La sua è una bocciatura senza appello.

Perché questa idea dei nuraghi in miniatura non le piace?

"La trovo davvero balzana. È esattamente come dare la caramella ad un bambino per farlo smettere di piangere. Forse qualche emigrato sarà contento. E poi?".

Non trova che si conoscerebbe all'estero qualcosa di importante per la Sardegna?

"Guardi, le faccio solo un esempio, visto che sono stato tanti anni negli Stati Uniti e conosco gli americani. M'immagino un cittadino medio americano quando vede un piccolo nuraghe. Si ferma e dice 'e questa cos'è? Una strana casa di mattoni?', strabuzza gli occhi, se ne va e non succede nulla".

Insomma è proprio una bocciatura?

"Sì, nel metodo e nella sostanza. In questo modo al massimo si potrebbe promuovere un formaggio. Ad una persona glielo fai vedere, lo assaggia, se gli piace forse lo compra. Il nuraghe è ben altra cosa, non si può mangiare e si deve innanzitutto conoscere. La realtà invece è un'altra: all'estero non conoscono neanche dove si trova la Sardegna, figuriamoci se conoscono e si interessano a prima vista dei nuraghi".

Allora secondo lei cosa si dovrebbe fare per promuovere l'Isola?

"Aggiustiamo per bene i bellissimi nuraghi che ci sono in Sardegna, portiamoci per mano i turisti, spieghiamo loro cosa erano, il magnifico popolo che li ha costruiti. La Sardegna deve essere innanzitutto raccontata bene: i suoi profumi, la sua storia, la sua gente, la sua cultura. Bisogna creare fascino attorno all'Isola, renderla attraente come una bella poesia. L'ho scritto nel mio ultimo libro cosa è per me la Sardegna: 'Un sasso liscio e rotondo raccolto sulla spiaggia, che lanciato in mare si riempie di vita e comincia a saltellare con grandissima gioia'".

Ma con la poesia non vengono i turisti.

"Invece è tutto il contrario, vestire la Sardegna e darle un'anima è il compito di un pubblicitario. Incuriosire il turista, corteggiarlo con grazia, bussare piano alle porte delle famiglie e chiedere il permesso di entrare perché far conoscere un prodotto in cui si crede è fondamentale".

Non è compito da poco.

"Certo che no. Facciamo in modo che uno straniero sulla Sardegna dica 'sì, sono curioso, la voglio vedere'. Per questo occorrono, idee, racconti, investimenti, tanti investimenti. Non voglio entrare in speculazioni politiche, ma promuovere la Sardegna con dei nuraghi in miniatura è solo buttare via dei soldi. Mi sembra un'idea tanto per dire 'facciamo qualcosa'. Non siamo riusciti a valorizzare neanche i Giganti di Mont'e Prama. Da altre parti del mondo ci avrebbero campato per mille anni".
© Riproduzione riservata