Sceneggiatore, regista televisivo e teatrale, saggista, romanziere. Fino alla creazione delle figura (molto fortunata) del commissario Montalbano, protagonista di diversi romanzi e di una fiction di straordinario successo.

Andrea Camilleri è stato una delle figure più prolifiche del panorama artistico-culturale italiano per oltre 60 anni. I suoi libri, tradotti in tutto il mondo, hanno venduto oltre 30 milioni di copie.

Nato a Porto Empedocle (Agrigento) il 6 settembre 1925, viveva da anni a Roma. Sposato, aveva tre figlie, quattro nipoti e una bisnipote.

Ha frequentato il liceo classico Empedocle di Agrigento ma non ha mai sostenuto l'esame di maturità perché nel maggio 1943, visto l'imminente sbarco degli Alleati in Sicilia, si decise che sarebbe valso il solo scrutinio.

Dal '45 al '50 ha pubblicato racconti e poesie, vincendo anche il Premio St Vincent. Nel 1949 ha iniziato a lavorare in Rai come delegato alla produzione, regista e sceneggiatore. Il suo nome è legato ad alcune tra le più fortunate produzioni poliziesche italiane, dal telefilm del tenente Sheridan a quello del commissario Maigret. Ha messo in scena diverse opere teatrali, spesso e volentieri di Pirandello.

Poi ha iniziato ad affiancare a questa attività quella di scrittore, cominciando con dei saggi "romanzati" ambientati in Sicilia e frutto dei sui studi sulla storia dell'Isola.

Quando, per sopraggiunti limiti di età, deve abbandonare il lavoro come regista e sceneggiatore, la scrittura prende il sopravvento.

"Mai pensione fu più opportuna", dirà qualcuno.

Dopo qualche pubblicazione meno fortunata, con "La stagione della caccia", pubblicato nel 1992, Camilleri diventa uno scrittore di gran successo.

Inventa Vigata, un immaginario comune siciliano dove ambienta le sue opere. Lì saranno ambientati anche i gialli del commissario Montalbano, con cui lo scrittore arriva al grande successo nazionalpopolare.

Anche grazie alla versione televisiva che approda su Rai1 nel 1999 con il volto di Luca Zingaretti.

I suoi racconti non abbandonano mai le ambientazioni e le atmosfere siciliane. Il sarcastico commissario entra nel cuore di milioni di italiani. Perché nei suoi gialli la trama è molto importante, come in tutti i gialli d'altronde, ma è anche il pretesto per la creazione dei personaggi, di cui Camilleri cura molto aspetto e carattere.

I protagonisti delle sue storie sono solitamente molto divertenti e ironici, ma anche malinconici. Montalbano compreso.

E ora sapremo che fine farà il commissario Montalbano. Nel 2006 Camilleri ha consegnato all'editore Sellerio l'ultimo libro con il finale della storia, chiedendo che venisse pubblicato dopo la sua morte.

"Ho trovato la soluzione che mi piaceva e l'ho scritta di getto, non si sa mai se poi arriva l'Alzheimer", ha detto negli anni scorsi. Spoilerando in parte il finale: "Montalbano no muore, non può cadere in un burrone come Sherlock Holmes e poi ricomparire in altre forme".

Avrebbe voluto finire la sua carriera "seduto in una piazza a raccontare storie, e alla fine del mio 'cunto' passare tra il pubblico con la coppola in mano", aveva detto più volte.

L'IMPEGNO POLITICO - Camilleri si è sempre definito comunista. "Non fidatevi di Renzi né dei 5 Stelle", diceva agli studenti due anni fa. "Sono già dei cadaveri", e non aveva tutti torti a quanto pare.

Non ha mai nascosto un certo "disgusto" per la politica negli ultimi anni. E non ha risparmiato critiche né al governo gialloverde né alla sinistra. Una sua frase ("Non credo in Dio, ma vedere Salvini impugnare il rosario mi dà un senso di vomito") aveva provocato la reazione social del vicepremier: "Non pensavo che il rosario o Padre Pio potessero far vomitare. Camilleri, scrivi che ti passa".

(Unioneonline/L)
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