Le autobiografie di personaggi famosi sono il più delle volte deludenti. Si riducono troppo spesso a un elenco compiaciuto di cose risapute e diventano dei piccoli monumenti con cui gratificare il proprio ego. Rita dalla Chiesa nel suo "Mi salvo da sola" (Mondadori, 2019, pp. 216, anche e-book) è riuscita invece a non cadere nel tranello dell'autocelebrazione a posteriori, stucchevole e buona solo per i fan.

Ha scelto, infatti, di raccontarsi prima di tutto come donna, lasciando sullo sfondo la sua immagine pubblica, i successi televisivi, la popolarità. Non ha, così, avuto timore a puntare sugli aspetti più intimi, anche dolorosi della sua vita, descritti con pudore e senza quel gusto per il melodramma va tanto di moda nel giornalismo e nella "Tv del dolore". Chiaramente non si poteva non parlare della tragica morte del padre, il generale Carlo Albero dalla Chiesa, ucciso dalla mafia nel 1982 dalla mafia. Così come non si poteva dimenticare la lunga storia d'amore con Fabrizio Frizzi. Però, al centro del racconto troviamo Rita, donna che rivendica, fin dal titolo del libro, di essere riuscita a condurre in porto la barca della sua vita nonostante le tempeste. E rivendica l'orgoglio di esserci riuscita da sola come ci conferma direttamente:

"Il titolo del libro nasce dal fatto che guardandomi indietro mi sono accorta di essermi sempre salvata da sola. Detesto, infatti, chi si piange addosso oppure aspetta qualche aiuto dall’esterno. Ho sempre preferito affrontare i problemi in prima persona e questo mi ha fatto capire che nella vita ci dobbiamo confrontare solo con noi stessi. Continuare a guardarsi indietro oppure attorno serve a poco: alla fine si deve imparare a camminare con le proprie gambe e andare comunque avanti".

Scrivere un libro come il suo significa ripercorrere la propria vita. Cosa ha scoperto riavvolgendo i fili della memoria?

"Come ho scritto, ho dovuto aprire cassetti che tenevo chiusi da molto tempo, quei cassetti che rimangono lì e ti danno la sensazione che determinate cose siano accadute a qualcun altro, non ti appartengano. Quando li apri, però, salta fuori tutto e ti accorgi che il passato, i ricordi non li puoi sigillare, eliminare. Tornano comunque e fanno male, magari nei momenti meno opportuni. Scrivendo sono invece riuscita a far fluire le idee, le emozioni che avevo dentro. Il libro è diventato un grande fiume che andava per contro proprio e io non ci potevo fare nulla. In tre mesi l'ho scritto e poi non ho cambiato neppure una virgola. Finito il lavoro non mi decidevo a inviare il manoscritto alla casa editrice così alla fine ho detto a mio nipote Lorenzo di schiacciare il taso invio della mail. Così l'avventura del libro è partita!".

Suo nipote torna spesso nel libro assieme a tanti altri membri della sua famiglia. Quanto contano per lei i legami familiari?

"La famiglia è il legame più forte che ho. Sono legatissima ai miei fratelli, a mia figlia Giulia, a Lorenzo, a tutti i miei nipoti. Non a caso la parte del libro che non sono mai riuscita a rileggere è quella dove racconto il mio ritorno, proprio con Lorenzo, nel quartiere romano di Monteverde dove si trova quella che considero la mia casa di famiglia. Era un'abitazione arrivata per caso perché mio padre era stato trasferito a Roma però lì, in quella casetta con il terrazzino con i mattoncini rossi, in quel quartiere che sembra ancora un paese, ci sono le mie radici famigliari e ogni volta che ci ripasso è una botta al cuore indescrivibile".

La copertina del libro
La copertina del libro
La copertina del libro

In questo periodo incontra molta gente presentando il libro. Nessuno le ha detto "ecco il solito libro scritto da una persona famosa…"?

"No. È stato colto il fatto che protagonista del libro non è Rita dalla Chiesa, quella della Tv e di Forum, ma Rita, una che ne ha dovute passare tante, che parla della famiglia, dei sentimenti, delle emozioni e dei ricordi. Quello che mi piace è che il libro abbia tante lettrici a cui è stato consigliato e che a loro volta lo consigliano perché si ritrovano nella mia storia, si riconoscono. Queste donne mi scrivono, mi parlano alle presentazioni…è come fare una sorta di psicanalisi di gruppo con le mie lettrici e questo mi fa sentire bene!".

Il libro parla molto della Rita di ieri. Ma oggi chi è Rita?

"È una persona che ha dovuto sopportare degli enormi carichi di dolore e di violenza e che è riuscita a non farsi distruggere da quello che accadeva. Oggi riesco ancora a godere delle piccole cose, della musica, del mare. E non sono più così intransigente con me stessa come un tempo e questo mi ha regalato la capacità di perdonarmi. Guardo alle cose con maggiore ironia e autoironia e questo mi dà serenità".
© Riproduzione riservata