Si parla molto negli ultimi tempi dei legami sempre più forti tra Italia e Cina grazie alla nuova "Via della Seta" capace di avvicinare come mai nella storia Mediterraneo ed Estremo Oriente.

Eppure, Europa e Oriente sono già stati molto vicini nel Medioevo grazie alla straordinaria vicenda umana di un giovane mercante veneziano che più di sette secoli fa riuscì a creare un vero e proprio ponte tra Italia e Cina.

Parliamo di Marco Polo, a cui dobbiamo il più importante libro di viaggi del Medioevo, "Il Milione". Nel libro, dettato da Marco allo scrittore Rustichello da Pisa nel 1298 durante un periodo di prigionia nelle carceri della Repubblica di Genova, ci racconta la sua vita e nello stesso tempo descrive un mondo totalmente sconosciuto agli europei del tempo.

Partito da Venezia con il padre e lo zio nel 1271, il giovane mercante si avventurò lungo l'antica Via della Seta e dopo anni raggiunse il Catai, l'antica Cina, in quel periodo governata dai mongoli.

In queste terre lontane Marco divenne uno dei più fidati collaboratori dell’imperatore e venne inviato come ambasciatore in molte delle provincie dell'Impero. Ebbe quindi la possibilità di vivere esperienze insolite per un mercante e solo nel 1295 rientrò a Venezia, dopo oltre vent'anni di assenza dalla sua città, portando con sé un bagaglio inesauribile di conoscenze, curiosità e novità.

La copertina del libro
La copertina del libro
La copertina del libro

Da questo ventennale bagaglio di avventure nacque "Il Milione", libro fuori dal comune come era fuori dal comune il suo autore. A confermarcelo è il filologo Giulio Busi, autore del volume "Marco Polo. Viaggio ai confini del Medioevo" (Mondadori, 2018, pp. 372, anche e-book):

"Marco era un veneziano profondamente legato alla sua città. Però seppe immedesimarsi completamente in un mondo del tutto diverso da quello da cui proveniva. Era, infatti, un uomo molto curioso che aveva uno sguardo attento e aperto nei confronti di quello che vedeva. Il suo era un viaggio di commercio e lui, suo padre e suo zio miravano certamente al profitto però Marco seppe anche scoprire, conoscere. Si lasciò sorprendere e nel suo racconto seppe trasmettere quello che aveva visto in maniera attenta, molto viva, senza volere trasformare le sue esperienze in qualcosa di più semplice da capire o da accettare".

Perse le sue radici veneziane negli anni in Oriente?

"Marco ebbe molti volti nella sua vita. La sua formazione è veneziana. Poi tra i venti e i quarant'anni diventò un funzionario dell'impero cinese per poi tornare a Venezia e trascorrere il resto della sua vita come un classico mercante veneziano. Era un uomo dai molti volti, veramente fuori dal comune come lo era stata la sua vicenda umana".

In cosa si distaccava maggiormente dai suoi contemporanei?

"Solitamente i mercanti erano protesi al profitto e non si interessavano certo di letteratura. Anzi, preferivano non raccontare nulla del loro lavoro e dei loro viaggi per non favorire la concorrenza. Marco Polo ebbe la possibilità non solo di viaggiare, ma di diventare una figura di rilievo della corte mongola. In più raccontò la sua esperienza a Rustichello da Pisa. Tutto questo lo pone su un piano differente rispetto al tipico mercante medievale".

Che impatto ebbe "ll Milione" sulla cultura dell'epoca?

"Fu un bestseller internazionale, chiaramente per i parametri di un periodo in cui non esisteva la stampa. Fu copiato, tradotto, letto. È un libro molto studiato ancora oggi e Marco Polo è probabilmente l'italiano più famoso al mondo".

Un italiano che ha precorso i tempi dato che oggi si parla molto di Nuova Via della Seta…

"Assolutamente. Per i cinesi Marco Polo è un riferimento irrinunciabile e di questo noi italiani siamo poco consapevoli. Purtroppo, personaggi come Marco Polo o anche Cristoforo Colombo sono stati lasciati cadere nell’oblio. Viceversa, sono figure straordinarie, che vale la pena di riscoprire, magari cambiando un po' la prospettiva di studio e affrontandoli secondo un'ottica nuova".
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