Ribaltata la sentenza di primo grado per il maxiprocesso di Mafia Capitale.

I giudici della terza Corte d'Appello di Roma, presieduta da Claudio Tortora, hanno riconosciuto l'applicazione del 416 bis, ammettendo dunque il reato di associazione a delinquere di stampo mafioso, accusa caduta nel verdetto di primo grado di luglio 2017, che aveva riconosciuto l'esistenza di due associazioni a delinquere "semplici" ai cui vertici c'erano l'ex Nar Massimo Carminati e il re delle cooperative rosse Salvatore Buzzi.

Le pene sono state comunque ridotte: Carminati passa da 20 anni a 14 anni e sei mesi, mentre Buzzi da 19 a 18 anni e 4 mesi.

"Questa sentenza - ha sottolineato Virginia Raggi, presente in Aula - conferma la gravità di come il sodalizio tra imprenditoria criminale e una parte della politica corrotta abbia devastato Roma".

Il procuratore generale aveva chiesto una condanna a 26 anni e mezzo per l'ex Nar e 25 anni e 9 mesi per Buzzi.

"Massimo Carminati è un boss - aveva detto il procuratore aggiunto Giuseppe Cascini nella sua requisitoria dello scorso 29 marzo - così lo chiamano i criminali nelle intercettazioni, riconoscendolo come capo, obbediscono a lui perché riconoscono il suo potere criminale".

In totale, nell'aula bunker di Rebibbia, sono state chieste condanne per circa 430 anni.

(Unioneonline/D)

LA SENTENZA DI PRIMO GRADO:

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