Tra il 2014 e il 2017 la Sardegna ha perso il 10% della sua popolazione.

Un quadro impietoso quello tracciato dalla ricerca "Cenni storici, periferie, città diffusa: sviluppo e squilibri nell'Italia di oggi", realizzata dal Cresme.

L'Italia nello stesso periodo ha perso la bellezza di 310mila abitanti, l'intera popolazione di una città come Catania, e tra il 2017 e il 2036 ne perderà altri 2,8 milioni, pari agli abitanti di Roma.

In un quadro mondiale che vede la popolazione in forte crescita, e in particolare quella giovanile (il 40% della popolazione mondiale ha meno di 24 anni), il Belpaese è ai primi posti per tassi di natalità deboli e saldi naturali negativi.

Nel 2015, per la prima volta dal dopoguerra, la popolazione italiana ha iniziato a diminuire, trend che si è confermato nel 2016 e nel 2017.

E tra le regioni più toccate dalla crisi demografica c'è la nostra, che condivide il terzo gradino del podio (-10%, come dicevamo) con Puglia, Molise, Sicilia e Calabria. La più colpita è la Basilicata, che perde il 13,1% della popolazione, poi la Liguria (-11,8%). Campania e Abruzzo diminuiscono di oltre l'8%, l'Umbria del 7,8%.

Liguria a parte, insomma, è al Sud che si registrano i dati peggiori. Solo Trentino Alto Adige e Lombardia fanno registrare una crescita della popolazione, mentre per Emilia Romagna e Lazio si può parlare di stagnazione.

Dati, quelli del calo demografico, direttamente proporzionali a quelli del pil: più il prodotto interno lordo diminuisce, più le regioni si svuotano.

(Unioneonline/L)
© Riproduzione riservata