Q ui in Sardegna c'è ancora molta indecisione, e non poche incertezze, sul come si dovrà e si potrà affrontare la ripresa nel post pandemia. E non solo per come ricostruire quel che il Covid-19 ha distrutto, ma perché la sua economia era in forte sofferenza già da una trentina d'anni, anche a causa d'una Regione a cui è stato attribuito il non commendevole primato nazionale per l'inefficienza e la lentezza nelle sue attività decisionali ed operative. Infatti, secondo un'analisi effettuata dal Centro Studi Sintesi della Cna, per comparare il grado di competenza e di funzionalità degli organi di governo delle diverse regioni, quella sarda viene posta nelle ultime posizioni, con un coefficiente pari a 91,4 punti contro il 116,3 del Veneto e il 114,9 dell'Emilia Romagna.

Occorre quindi cambiare marcia, mettendo mano ad un piano organico di interventi che preveda innanzitutto una riforma operativa che la renda, come si è letto, più lepre e meno tartaruga nell'agire. Lo si chiami di Rinascita 4.0, di Rilancio e di Riforme od altrimenti: quel che necessita è che possa prevedere un Ente Regione più snello, più competente e più efficiente. Un Piano, quindi, che contenga un disegno globale ben finalizzato, non una lista di interventi senza un obiettivo comune che li leghi, senza che abbiano una reciproca coerenza. Un Piano di sviluppo che possa andare oltre l'emergenza, in modo da porre le basi per un disegno temporale medio-lungo.

U n Piano in coerenza fra obiettivi congiunturali e strutturali, fra la gamma dei nuovi investimenti e gli interventi di spesa corrente. Un Piano - si aggiunge - che preveda l'utilizzo congruo di tutte le disponibilità finanziarie, dagli aiuti del Recovery Plan ai fondi strutturali dell'Unione europea ed alle entrate ordinarie di bilancio.

Sarebbe quindi opportuno - ed è poi questo che insegna l'esperienza - che il progetto si concentri in più assi d'intervento. Con il primo che preveda una riforma del sistema sanitario regionale attraverso la costruzione di una rete organica di presidi territoriali efficienti, in correzione delle attuali carenze e che corrisponda ai bisogni delle diverse comunità, anche di quelle più marginali e svantaggiate. A seguire degli interventi per il miglioramento dell'istruzione pubblica. Per contrastare il vulnus della dispersione e per accrescere quantità e qualità degli apprendimenti, lungo tutta la filiera scolastica, con una particolare attenzione all'istruzione tecnica. Per ridare ancora alla scuola il compito di formare dei cittadini ben istruiti e ben preparati per il progresso della loro terra. Un terzo asse dovrebbe essere dedicato al settore finanziario ed all'intermediazione bancaria. Per far sì che possa riprendere forma e sostanza un sistema regionale del credito, oggi privo di protagonisti con una vocazione orientata alla realtà locale. Ridando ancora i compiti originari alla Finanziaria regionale, come società di venture capital, fornitrice cioè di capitale di rischio alle imprese in fase di crescita ed anche alle start-up sfornate da Sardegna Ricerche.

Ancora: andrebbe effettuata la revisione delle reti di trasporto pubblico. Servono infatti interventi di ricucitura e di miglioramento delle reti esistenti, sia su gomma che su ferro, ed ancora con ampliamenti e nuovi tracciamenti nella rete ferroviaria esistente per favorire la mobilità collettiva. Serve ancora un'ottimizzazione dei trasporti extraisolani, sia aerei che marittimi, per rendere efficace in entrata e in uscita, oltre che fruibile al giusto costo, un'effettiva continuità territoriale.

Infine, occorrerebbe sostenere le attività produttive in atto e preservare la buona salute delle imprese. Attraverso il rafforzamento patrimoniale degli assetti imprenditoriali, favorendo la crescita dimensionale delle imprese e promuovendo e sostenendo una forte innovazione per il miglioramento delle performance nelle gestioni e nella gamma di prodotti; ed ancora, nel favorire l'incremento occupativo con la riduzione degli oneri contributivi sul lavoro ed investendo sulla professionalità dei dipendenti.

Per la realizzazione di queste azioni occorrerebbe un deciso e rapido cambio di marcia nella governance regionale. Mettendo in campo più competenza, più determinazione, più coraggio. La sfida che si ha davanti è assai ardua e complessa ma non ammette diserzioni.

PAOLO FADDA

STORICO E SCRITTORE
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