D a queste ultime consultazioni elettorali emergono alcuni segnali, seppur ancora timidi ed incerti, che inducono a ritenere che la società politica regionale sia divenuta sempre più debole e sfilacciata, oggetto tra l'altro di manifeste insofferenze da parte dell'elettorato.

Le pesanti affermazioni elettorali di sindaci espressi da liste civiche, dichiaratamente apostati dagli schieramenti ufficiali di provenienza e, con loro, in concorrenza se non proprio in opposizione, e che hanno riguardato tre fra le principali città della Sardegna (dapprima Sassari, ora Quartu e Nuoro), sembrerebbero confermarlo. Ed è anche importante rilevare che queste apostasie hanno riguardato sia il fronte dei partiti della sinistra che quelli della destra. Ne ha già accennato con efficacia su queste colonne un lucido editoriale del direttore Dessì, ma pare interessante approfondire ancor più l'argomento.

Merita infatti di interrogarsi sulle ragioni che hanno portato a questi divorzi. Una prima considerazione andrebbe fatta proprio sullo stato di salute dei diversi partiti. Che appare, per usare un eufemismo, assai cagionevole. Nel senso - precisiamo - che paiono divenuti dei clan rigidamente esclusivi ed autoreferenziati, più centri di potere (e di carriere) che organizzatori di consensi popolari e di progetti di buongoverno, come vorrebbe l'articolo 49 della Costituzione. Tanto da essere ormai divenuti “altra cosa” rispetto a quelli che abbiamo conosciuto nella Prima Repubblica. (...)

SEGUE A PAGINA 22
© Riproduzione riservata