I troppi “no” a prescindere
Paolo FaddaU n secolo e mezzo fa - ricordiamo - fu la rumorosità del treno a vapore ad alimentare l'opposizione del popolo dei pastori alla linea ferroviaria fra Bauladu e Macomer. Quello sferragliare - si sostenne - avrebbe fatto abortire le nostre pecore gravide.
In anni a noi molto più vicini, sarà invece la gallina prataiola, a mettere un freno al tratto Ardara-Chilivani della superstrada da Sassari ad Olbia: a detta degli ambientalisti più ortodossi, il via vai di auto e camion ne avrebbe disturbato gli amori. Altrettanto accadrà per il progetto di una ricerca di idrocarburi nelle zone umide dell'Oristanese, in quanto - secondo un folto gruppo di protestatari - quelle trivellazioni avrebbero sconvolto l'habitat naturale dell'avifauna e ridotto il pescato.
Si sono ricordati questi episodi per mettere in luce come i propositi di antropizzazione dell'ambiente e le difese della sua naturalità sarebbero entrati assai spesso in conflitto. Purtroppo, anche attraverso una frequente e pericolosa estremizzazione delle reciproche posizioni. Non vi è dubbio alcuno, quindi, che questa contrapposizione vada in qualche modo affrontata e gestita al meglio, nel rispetto, certo, degli amori delle galline prataiole e delle folaghe, ma anche per l'esigenza di dover realizzare migliori asset per il progresso delle comunità interessate.
Si tratta, ovviamente, di un confronto assai delicato, che abbisogna di reciproche sensibilità e disponibilità, compiendo qualche passo indietro per trovare l'intesa. (...)
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