"Cara Unione

i miei figli sono sportivi, anzi per essere precisi sono agonisti, a questa categoria appartengono coloro che nello sport investono, credono e fanno sacrifici.

Li ho cresciuti con la convinzione che lo sport sia fondamentale per il loro sviluppo psicofisico, per la loro educazione e formazione, oltre che per tanti altri motivi importanti.

Lo sport, che per noi è cosi importante, è tuttavia stato messo da parte in questa ripresa, non sostenuto, direi anzi più accantonato, eppure anch’esso è un settore vero proprio, con professionisti, associazioni e società che attendono risposte.

Sono state aperte e sostenute attività con rischi ben più alti, come i centri commerciali, campi di accoglienza estiva etc, ma lo sport che necessita di spazi pubblici a Cagliari è ancora li che attende.

Le palestre private aprono seguendo i loro protocolli, quindi perché questi stessi protocolli non possono essere messi in atto negli spazi comunali? Che differenza di misure ci potrà mai essere?

Quindi noi sportivi cerchiamo di usare gli spazi nei parchi, di affittare palestre private e di nuotare al mare del Poetto; è concesso tutto questo, ma non l’uso delle palestre scolastiche o al momento delle piscine comunali. Tra l’altro nella città metropolitana, diversi comuni hanno fortunatamente già assegnato questi spazi alle società, che stanno ripartendo con le ben note misure e difficoltà della attuale situazione.

Cosa avremo mai fatto per meritare questo silenzio, questa mancanza di date, di risposte e soprattutto di aiuto?

Dalla città che si vantava solo tre anni fa del titolo di città dello sport ci saremmo di sicuro aspettati di meglio.

Grazie per l’attenzione, continuiamo ad aspettare nella speranza di smuovere gli animi".

M. M. - Cagliari

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