"Cara Unione,

il 23 maggio del 1992, il giudice Falcone, sua moglie e i suoi agenti di scorta, muoiono nel feroce attentato di Capaci. Due mesi dopo, il giudice Borsellino e i suoi angeli custodi vengono barbaramente assassinati.

Con queste atrocità, il Paese sembrava allora essere schiacciato da un destino ineluttabile: il potere della mafia.

Da quell'anno orribile, tanta strada è stata fatta ma oggi l'Italia non può e non deve dimenticare.

Il nostro Paese da qualche anno ha capito i suoi errori: non combatte più la mafia con generali senza esercito e con eroi solitari, ma con una risposta diffusa, costante e crescente.

Chi lotta ogni giorno contro le mafie non deve e non può sentirsi solo, se un numero crescente di persone gli è vicino in questa guerra.

La mafia da sempre ha guardato con attenzione alla politica: "Cosa Nostra cerca nuove alleanze politiche o all'interno delle vecchie forze od anche in forze nuove, che potrebbero garantire una maggiore libertà di movimento ed un ridotto numero di rischi. È comunque probabile che Cosa Nostra, seguendo la sua filosofia utilitaristica, faccia questa scelta, anche all'insaputa del prescelto, come già altre volte è avvenuto". Queste erano le considerazioni della Commissione Antimafia di Luciano Violante, nel 1993.

Infine non dimentichiamo che la criminalità si annida nella povertà e si nutre delle diseguaglianze che sono crescenti nel paese.

Per evitare questo si può fare una sola cosa: non dimenticare e ribadire unitariamente la solidarietà a chi combatte e a chi ha combattuto, pagando con la vita, contro 'il più corrotto dei sistemi'".

Andrea Zirilli

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