"Cara Unione,

sono una sarda che vive a Miano. Da ieri, giorno in cui è scattato l'allarme per i casi di coronavirus in Lombardia, moli amici, parenti e conoscenti mi chiedono dalla Sardegna che aria si respiri qui.

Che aria si respira? Oltre al solito smog, che in questo periodo è addirittura meno 'visibile' per le temperature primaverili, il cielo azzurro e terso, gli alberi e i parchi rigogliosi come a maggio, l'aria che si respira è di preoccupazione. Inutile nasconderlo.

Il Lodigiano non è così lontano, e poi non è che ci siano barriere tra le città focolaio messe in quarantena e Milano, per cui il virus non può passare. La circolarità, la mobilità di tutti noi annulla le distanze tra l'Italia e la Cina, figurarsi se non può annullarla tra Lodi e Milano. Questa consapevolezza ci rende tutti vulnerabili, oltre che tutti potenziali untori e unti.

Non si avvertono tensioni particolari in città, ma ognuno manifesta la propria paura a suo modo.

Io per esempio da ieri sono più fobica rispetto all'igiene: metto i guanti sui mezzi pubblici, cerco di non stare nei punti più affollati del tram e scelgo di stare in piedi vicino alle porte in modo da inspirare da fuori e non dall'interno. Dello smog, in questo momento, me ne frego. E sto meditando di andare solo a piedi.

In ufficio lavo accuratamente le mani appena arrivo e tengo sulla scrivania la boccetta di amuchina. In questi giorni, ma lo facevo normalmente anche prima, in ufficio obbligo i colleghi a lunghi cambi d'aria con le finestre spalancate così che 'se non si muore di coronavirus - mi dicono - si muore di freddo'. Sono ovviamente battute che facciamo per sdrammatizzare e per esorcizzare la paura che in un angolino remoto (io la esterno anche) tutti nascondono. Non solo perché il Lodigiano è dietro l'angolo, ma perché questo nemico invisibile ci rende vulnerabili e questa non è una bella sensazione. Qualcuno comunque è fatalista: 'Se la nostra ora non è segnata...'. Qualcuno addirittura è negazionista: 'Ma figurati se non è tutto sotto controllo, non succederà nulla'.

Ho detto a qualche amica che se la Sardegna risultasse immune, lascerei Milano che amo tantissimo e mi trasferirei subito lì. Ma come giustamente mi hanno fatto notare, il fatto stesso che la Sardegna è un'Isola basterebbe un solo caso per creare un pandemonio. O meglio: una pandemia.

Quindi aspettiamo a fare traslochi. E con l'allarme del Sirai di stamattina, seppur rientrato, non credo ci si possa sentire al sicuro neanche lì. Allora che fare? Visto che 'aiutati che Dio t'aiuta', cominciamo a prendere tutte le precauzioni che ci hanno consigliato e aspettiamo sviluppi. Si spera positivi. O meglio, negativi”.

Lettera firmata - Milano

***

Potete inviare le vostre lettere, segnalazioni e contenuti multimediali a redazioneweb@unionesarda.it specificando il vostro nome e cognome e un riferimento telefonico. Nell'oggetto dell'email chiediamo di inserire la dicitura #CaraUnione.

(La redazione si limita a dar voce ai cittadini che esprimono opinioni, denunciano disservizi o anomalie e non necessariamente ne condivide il contenuto)
© Riproduzione riservata