"Cara Unione,

quello che sta accadendo a Venezia (acqua altissima, inondazioni, case e negozi distrutti, devastazioni al patrimonio architettonico e artistico) ha fatto scatenare esperti veri o presunti sulle ragioni del disastro.

In molti sostengono che si stiano avverando le previsioni degli ambientalisti più duri e puri, i seguaci di Greta per intentenderci, che di fronte alle immagini di Piazza San Marco sott'acqua non esitano a tuonare: 'Visto? Se non ci diamo una mossa sarà sempre più spesso così, se non peggio'.

Che con il clima non si scherza è cosa ormai assodata e che ci sia molto da fare per rendere più ecologica e ecorispettosa la nostra vita è un auspicio sacrosanto.

Ci si dimentica però, nel caso di Venezia, ma non solo, un piccolo particolare. Esiste un progetto - il Mose - pensato anni fa proprio per prevenire questo tipo di emergenze. Un sistema concepito, più che per i rischi del cambiamento climatico, per la conformazione stessa della Laguna che mette a rischio Venezia, e non da ieri, ma da secoli. Tale progetto è ancora fermo al palo, nonostante i miliardi spesi, per burocrazie e lungaggini, senza contare le inchieste giudiziarie.

Quindi, hai voglia a dare la colpa al riscaldamento globale, che pure esiste. Il problema vero è che in Italia ogni progetto infrastrutturale finalizzato a evitare catastrofi trova puntualmente ostacolo nell'ineguatezza, nella macchinosità, nella lentezza e nell'ingordigia della macchina politico-organizzativa-infrastrutturale. Con i risultati, spesso tragici, che - purtroppo - sono sotto gli occhi di tutti.

Giovanni O. - Cagliari

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